TRENTO

Itas, l’assemblea stoppa Di Benedetto

Riunione infuocata, il presidente chiede fiducia, ma molti delegati lo contestano. Alla fine passa un compromesso


di Ubaldo Cordellini


TRENTO. Alla fine, dopo 5 ore di discussione anche tesa, l’assemblea dei delegati Itas è stata quasi un pareggio. Un pareggio che si trasforma in una mezza sconfitta soprattutto per Giovanni Di Benedetto, dal momento che non c’è stata la modifica dello statuto con il rafforzamento del presidente e nemmeno l’approvazione del suo operato.

L’assemblea è stata ben lontana dal diventare la resa dei conti che tutti prevedevano. Però la linea di Di Benedetto non è passata e questo per i suoi avversari è già un successo. Non è passata non solo perché l’assemblea straordinaria è stata differita a data da destinarsi, ma soprattutto perché il presidente ha dovuto notevolmente limare e attenuare una mozione che, nei suoi intendimenti, doveva essere di pieno sostegno e di approvazione dell’operato della presidenza. Una proposta che è stata smontata pezzo per pezzo, anche se alla fine è rimasto il passaggio con cui l’assemblea riconosce solidarietà e fiducia alla governance dell’Itas e dà mandato al fine di operare per attuare un’organizzazione più stringente ed efficace per evitare nuovi casi Grassi. Fatto ben curioso, dal momento che il presidente e il cda hanno già tutti i poteri per fare cose del genere.

L’assemblea è iniziata sotto una pioggia battente in un pomeriggio uggioso, al centro direzionale dell’Interporto. E le facce dei delegati, in tutto erano presenti in 153 più 3 soci sovventori, erano in tinta con il cielo nero che prometteva tempesta. Il sorriso delle hostess e i pasticcini poco potevano fare per addolcire gli umori. Ha aperto la seduta la relazione del presidente che ha ripercorso anche lo scandalo esploso con le indagini sull’ex direttore generale Grassi.

Mentre il presidente parlava, in molti si sono messi a sbuffare e a protestare. Infatti, Di Benedetto non ha affrontato nel merito i fatti alla base dell’indagine, ma ha letto un lungo monologo in difesa sua e del cda scaricando brutalmente Grassi accusato di aver «tradito la fiducia e l’Itas». Poi ha proposto la mozione che da una parte rinviava la parte straordinaria dell’assemblea, e quindi il voto sulle modifiche allo statuto, compreso il prolungamento del suo mandato, e dall’altra approvava con toni molto favorevoli il suo operato. Un’astuzia per non farsi votare contro. Molti i passaggi che hanno fatto infuriare parecchi delegati. Parlando della possibilità di tenere l’assemblea generale fuori dalla regione, il presidente ha detto: «Cosa vogliamo? Tirare su il ponte levatoio che aveva ridotto questa terra alla miseria economica? L’assemblea si può fare anche a Verona o Milano». Nella prima versione, poi, la mozione parlava di approvazione dell’operato della presidenza e del Cda che «hanno adottato tutti i provvedimenti di controllo fino alla sospensione fino al licenziamento dell’ex direttore generale di cui non voglio nemmeno fare il nome»

Apriti cielo. Ci sono stati numerosi interventi critici. Il primo è stato di un delegato di Egna che ha attaccato aspramente le modifiche allo statuto. Marcello Poli, degli omonimi supermercati, ha criticato il sistema dei controlli. Marina Mattarei ha parlato «della rottura di un rapporto di fiducia tra l’assemblea, da una parte, e il presidente e il cda dall’altra». C’è stato anche chi ha difeso Di Benedetto riconoscendo che non poteva controllare tutto. Sono volate anche parole grosse e Di Benedetto si è difeso ruggendo. Ma alla fine, il tentativo del presidente non è passato. I molti avvocati presenti e lo stesso notaio, Guglielmo Reina, hanno fatto notare come la mozione completa non poteva essere approvata, ma si doveva votare solo sulle modifiche allo statuto. Così, su 153 votanti, 152 hanno scelto di rinviare l’assemblea straordinaria. Poi, si è passati in sede ordinaria. Il bilancio è stato approvato con un’astensione. Ma i toni si sono di nuovo alzati quando è stata proposta, depotenziata, la mozione di fiducia a cda e presidente.

Mozione passata con 4 contrari e 9 astenuti, anche se c’è chi dice che fossero di più. Tra approvazione e presa d’atto per i giuristi c’è molta differenza, ma per Di Benedetto no, a giudicare dal suo grande sorriso.













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