Itas chiede risarcimenti per 1 milione di euro
Ieri l’udienza preliminare: due nuove accuse per l’ex direttore Grassi La sua difesa: «Contestazioni su scelte che l’azienda aveva approvato»
TRENTO. Un milione di euro. Questa è la cifra (approssimativa, non definitiva) che Itas ha indicato come risarcimento costituendosi parte civile nel procedimento penale nato dall’inchiesta dei Ros contro Ermanno Grassi, 51 anni, ex direttore generale di Itas, l’ex dirigente e procuratore speciale di Itas Patrimonio Paolo Gatti, 44 anni di Milano, il titolare della Target sas Roberto Giuliani, 57 anni di Mori, Gabriele Trevisan, rappresentante della Point rent car, 44 anni di Piove di Sacco, e Alessandra Gnesetti, 53 anni, ex responsabile gadget dell'Itas. Cifra indicativa perché il danno all’immagine provocato - spiega l’avvocato Antonio Caimi che è procuratore speciale per l’azienda assieme alla collega veneta, Cristiana Cagnin - è importante e al momento non calcolabile. Si parte, nelle intenzioni di Itas, comunque da una cifra non inferiore al mezzo milione di euro. La richiesta di costituzione di parte civile è avvenuta ieri davanti al giudice Forlenza nella prima udienza preliminare. Un’udienza tecnica che si è chiusa in pochi minuti con un rinvio al 17 novembre quando inizierà la discussione e ci sarà o la scelta dei riti alternativi, o il proscioglimento o il rinvio a giudizio.
Due le novità emerse in aula legate a delle modifiche apportate al capo d’imputazione da parte del pubblico ministero, Carmine Russo. C’è stato un ricalcolo riguardo all’accusa di appropriazione indebita in capo ad Alessandra Gnesetti, difesa da Andrea de Bertolini e Stefano Daldoss. Il «valore» totale è stato diminuito di 95 mila euro grazie ad una serie di calcoli e di triangolazioni fra conti e fatture. 95 mila euro che ora sono imputati a Roberto Giuliani totale della Target e difeso dall’avvocato Claudio Malfer.
Ci sono anche due ulteriori contestazioni per l’ex direttore generale di Itas, Ermanno Grassi. Fino a ieri le accuse nei suoi confronti erano quelle di estorsione, truffa, appropriazione indebita, calunnia e falso. Ora c’è anche l’infedeltà patrimoniale e la corruzione fra privati. Due reati che sono stati inseriti dopo la querela che è stata presentata (ad atti già definiti) da Itas.
Un cambiamento che non toglie la serenità al difensore di Grassi, il milanese Matteo Uslenghi. «È arrivato il momento delle difese - ha spiegato al termine dell’udienza - e il nostro lavoro sarà tanto sereno quanto puntuale. Grassi ha mantenuto in questa vicenda la massima riservatezza nel rispetto di Itas, azienda per la quale ha lavorato per molti anni. Ci sono sicuramente della imputazione assolutamente infondate, ci sono delle imputazioni che vanno completamente riviste. Questo nel senso che vengono rappresentante come iniziative personali e discutibili, questioni che sono state scelte aziendali note a tutti e per ragioni assolutamente legittime condivise dall’azienda». Nel procedimento si costituita parte civile anche Alessandra Gnesetti limitatamente all’imputazione per calunnia contro Grassi. «Sul resto delle contestazioni - hanno spiegato de Bertolini e Daldoss - il processo servirà per chiarire il suo effettivo contributo e la rilevanza giuridica di questi comportamenti. Ovvero se abbiano o meno rilevanza penale».
Ieri al primo piano del palazzo di giustizia si sono presentati gli avvocati mentre all’udienza non ha partecipato nessuno degli imputati che probabilmente non ci saranno neppure il 17 novembre quando entrerà nal vivo la parte processuale dell’indagine dei Ros partita dalla causa di lavoro mossa da Alessandra Gnesetti contro Itas che l’aveva prima demansionata e poi licenziata. Una causa di natura civilistica (in appello era stato definito che era stata allontanata senza giusta causa ma per giustificato motivo soggettivo) comunque separata e diversa rispetto a quella penale.
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