La denuncia

«Io, sballottato da un reparto all’altro in piena notte nonostante un ictus»

Il racconto di Nadeem Khan: «All’ospedale di Trento ho vissuto una situazione al limite, senza nemmeno capire perché dato che in Medicina interna c’erano posti letti liberi»


Daniele Peretti


TRENTO. Come può una persona affetta da ictus essere trasferito dal reparto di Medicina Interna, a Chirurgia e dopo una notte trascorsa su una sedia, ritrovarsi in ortopedia, ma senza terapia, essere visitato e colazione?

È quanto ci racconta Nadeem Khan: «Buongiorno sono Nadeem Khan, vivo a Trento. Da sabato non sto bene perché ho avuto piccolo ictus: mi hanno ricoverato nel reparto di medicina interna, fino a ieri sera ero lì invece stanotte arriva una infermiera verso le 1.30 e mi dice “ti dobbiamo spostare in un altro reparto perché abbiamo un nuovo ricovero quindi abbiamo bisogno di questo posto”.

A quel punto ho detto ok, andiamo in un altro reparto. Quando siamo arrivati nella nuova stanza, c’era un odore molto forte che mi faceva venire da vomitare, allora ho chiesto all’infermiera se mi poteva spostare da un’altra parte.

Pochi minuti dopo torna e mi dice che non ci sono altri posti, e che cercava di sentire nuovamente il reparto di medicina interna.

Nel frattempo mi hanno detto di aspettare in corridoio, e così ho fatto per almeno due ore.

Quando erano le 3.30 della notte, visto che non c’era più nessuno che mi diceva nulla, sono andato da solo nel reparto di medicina interna. A quel punto hanno chiamato nel reparto di ortopedia perché lì c’era un posto letto libero.

Così dalle 4.30 sono andato in ortopedia, ma senza che nessuno poi si occupasse di me… nemmeno la colazione mi hanno dato.

Non riesco proprio a capire, nel reparto di medicina interna dove ero ricoverato c’erano tanti posti letto vuoti davanti a me ma hanno deciso di spostarmi ugualmente, fino a farmi vivere questa odissea.

Avevo la cartella clinica in mano e i miei effetti personali, sballottato da un reparto all’altro. A questo punto vorrei solo tornarmene a casa il prima possibile», conclude.













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