«Io, ragazza-madre sfrattata. E all’Itea ho trovato insetti e muffa»
Storia di Loredana, che ha perso lavoro e casa durante la pandemia. L'alloggio pubblico che ha ottenuto da due settimane è di fatto inutilizzabile. "Ho proposto di fare io i lavori e di scalarmi le spese dall'affitto, ma mi hanno detto che non è la procedura"
ALTO GARDA. Abitava con la figlia minorenne in un appartamento privato dell’Alto Garda. Poi sono arrivati un secondo figlio, le misure anti Covid che hanno inchiodato tutto e a lei, che lavorava nella ristorazione, hanno fatto perdere il lavoro e quindi i soldi per pagare l’affitto. Sbattuta in strada, ha chiesto di poter avere una casa popolare. A far da tramite tra lei e l’Istituto trentino edilizia abitativa (Itea) è stata la Comunità di Valle. L’appartamento però non è agibile: pieno di insetti, infissi che non reggono e muffa alle pareti.
Storie di ordinario disagio e di ordinari disservizi. È la storia di Loredana (su sua richiesta usiamo un nome di fantasia), quarantenne di Riva del Garda.
«Prima abitavo nel quartiere di S. Alessandro - ci dice - Pagavo un po’ con contratto (550 euro al mese) e un po’ in nero (250). Poi è arrivato il Covid e io, che facevo la cameriera, mi sono trovata senza lavoro. Nel giro di poco mi sono trovata senza impiego e senza casa. Era il marzo dello scorso anno quando sono andata ai sevizi sociali. In pratica mi è stato detto che avrei dovuto andare in una struttura protetta a Bolzano, lontano dai miei figli (il piccolo sarebbe stato ospitato in una casa famiglia di Rovereto, mentre la grande avrebbe dovuto andare in una casa di accoglienza a Trento)».
A quel punto Loredana - che vive una situazione di difficoltà familiare e di disagio - si è rivolta alla Comunità di Valle Alto Garda. L’assessora Tiziana Betta («È stata gentilissima e disponibilissima. Ci tengo a ringraziarla pubblicamente») ha fatto da tramite con Itea che, in casi particolari, mette a disposizione delle strutture di emergenza: un’abitazione a Tenno. «Di per sé l'appartamento (circa 80 metri quadrati) sarebbe bellissimo. Solo che quando siamo entrati era in condizioni pietose. C’erano dei nidi di insetti, le “forbicine”; le finestre non sono messe bene e c’è la muffa alle pareti e dietro i battiscopa. Io posso anche adattarmi ma non sono da sola. Ho un bambino di dieci mesi che non può dormire in una stanza con la muffa».
Risultato: da circa due settimane, pur assegnataria, pur avendo pagato la mensilità di maggio, non ha modo di usare l’abitazione; lei, la figlia e il figlio sono ospiti del padre della primogenita (in quattro in un locale di 34 metri quadrati). E a chi le dice: “Ma scusa... datti da fare, togli tu la muffa, ritinteggia”. Loredana risponde così: «Io ho eliminato la colonia di insetti, ma gli spazi non sono ancora utilizzabili. Se potessi, le stanze le risistemerei io. Bisogna togliere il battiscopa, eliminare la muffa, mettere la vernice e poi ci vuole quella speciale: quattro litri di vernice anti muffa costano 90 euro. Ho proposto ad Itea di fare io i lavori e di scalare le spese dalle prossime mensilità (parliamo di 282 euro al mese), ma mi hanno detto che non è quella la procedura. Quindi stiamo aspettando da settimane».
Questa è la disavventura di Loredana e dei suoi figli nel mondo delle case popolari in Trentino. Tempi difficili per chi al giorno d’oggi deve fare i conti con lavori precari e affitti alle stelle (così è nella “Busa”, zona turistica, apprezzata ed assaltata da windsurfer di mezzo mondo, bikers e anche immobiliaristi). E quindi cercare casa sul mercato - soprattutto in una zona a vocazione turistica come l’Alto Garda dove gli appartamenti è più conveniente darli ai villeggianti - è un’impresa. Abbiamo chiesto lumi ad una agente immobiliare della zona. I numeri la dicono lunga. Per un appartamento di tre camere i proprietari possono chiedere un minimo di 800/900 euro (non stiamo parlando di zona centro dove si va su altre cifre e altro target) che, con le spese, ci portano a quota 1000 o anche 1200 euro al mese. Jacopo Zannini, esponente di Sinistra Italiana a Trento, sta seguendo questa vicenda: «Questo brutto episodio è un’altra evidenza della inadeguatezza della gestione Itea. L’istituto case popolari è allo sbando. Avrà anche un bilancio in attivo ma è lontana dai bisogni dei cittadini più fragili. Serve una revisione totale dei servizi per il sostegno alla famiglie che rischiano lo sfratto anche sono senza morosità: dall'aiuto a chi non riesce a pagare le bollette ad una risistemazione delle case di emergenza».
Intanto Loredana aspetta. Cosa le hanno detto all’Itea? «Mi hanno detto: “Faremo, faremo. Mi hanno detto che devo attendere, che funziona così».
La situazione nell’Alto Garda è stata al centro di dure polemiche, sollevate in primis dallo Sportello Casa per Tutt* che aveva anche incontrato la presidente di Itea, Francesca Gerosa.
Secondo gli attivisti, il problema è generato dal contesto nel quale alcune realtà della nostra provincia (in primis l’Alto Garda e Trento) presentano prezzi di mercato sugli affitti ormai semplicemente improponibili per una famiglia numerosa a basso reddito. Nell’Alto Garda - dicevano - « partiamo dai 1.200 euro in su. È difficile trovare alloggi a prezzi accessibili anche nei comuni immediatamente circostanti al capoluogo o all’Alto Garda». A inizio anno - dal «bilancio sociale Itea» - risultavano sfitti 1.215 alloggi, di questi 718 lo erano già due anni fa . In Alto Garda gli alloggi vuoti di Itea sono più di trecento.