Investimenti da record? No, una truffa

Si spacciava per un funzionario della Banca d’Italia e prometteva interessi d’oro. Ha patteggiato un anno di reclusione



TRENTO. Si presentava bene e con un biglietto da visita che doveva - e che purtroppo ha - ispirare fiducia. Spiegava infatti di essere un funzionario della Banca d’Italia che, appoggiandosi alla banca Ubs, poteva offrire degli investimenti assolutamente vantaggiosi. Ossia un 20-22 per cento di guadagno, ogni sei mesi, rispetto all’investimento di partenza. E quindi dandogli in mano 10 mila euro se ne potevano guadagnare duemila, 2.200 ogni semestre. Un ottimo affare non c’è che dire e otto persone gli hanno creduto dandogli i soldi in contanti. E sembrava che tutto procedesse per il meglio ma nel 2011 all’improvviso gli interessi non sono stati più accreditati. «Ritardi burocratici» è stata la risposta del sedicente funzionario della Banca d’Italia che poi ha saldato i conti con assegni non coperti. Ed è partita una denuncia che ha dato il là ad un’inchiesta e ieri si è arrivati al patteggiamento: un anno e 2000 euro di condanna per l’uomo (O.T. le iniziali) che ha fatto credere nella possibilità della moltiplicazione del denaro.

Tutto ha inizio nel 2008 quando l’uomo si presenta alla sua prima «vittima» proponendo questi investimenti su fondi esteri che avrebbero fruttato un guadagno semestrale fra il 20e il 22 per cento del capitale investito. Riesce a convincere l’uomo che gli consegna 20 mila euro. Altri 10 mila arriveranno poi dalla moglie. All’inizio, come detto va tutto bene, i guadagni ci sono, i pagamenti sono regolari. Ci sono altri investitori - sono otto le parti lese nel procedimento - che a loro volta mettono nelle mani del sedicente funzionario chi 10 mila euro, chi 25 mila e chi anche 30 mila. Alla fine la somma totale che sarebbero dovuta essere investiva in questi fondi esteri, si aggira sui 170 mila euro. Come detto per un certo periodo tutto sembra che vada come deve andare, ma poi il pagamento degli interessi promessi si arresta. Il funzionario viene chiamato in causa ma avrebbe spiegato che non c’era nessun problema, che era un semplice ritardo burocratico e che tutto sarebbe stato sistemato al più presto. E così sembrava fosse, visto che ad un certo punto gli investitori hanno ricevuto degli assegni. Tutto a posto? Decisamente no visto che quando sono andati in banca per versare gli interessi maturati hanno scoperto che erano assegni a vuoto. C’è stata quindi una verifica presso la Ubs per scoprire che l’uomo era sconosciuto a tutti gli uffici. Ed è stato così che l’uomo si è trovato rinviato a giudizio con l’accusa di truffa e di ricettazione, visto che gli assegni usati appartenevano a persone terze che nulla sapevano e che poi erano stati contraffatti. Ieri davanti al giudice Avolio si è siglato il patteggiamento con la condanna ad un anno di reclusione e a 2 mila euro di multa.

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