Infanticidio di Cognola: il figlio era di un altro

Svelato il possibile movente di Francesca Bolzoni. Dopo la perizia della difesa, il pm Gallina ha chiesto il giudizio immediato in Corte d’Assise per la maestra


Paolo Tagliente


TRENTO. Quel bambino era il frutto di una relazione fugace avuta qualche mese prima a Santo Domingo. Su questa rivelazione, che l'imputata stessa ha fatto al pm Marco Gallina, ruota tutta la drammatica vicenda di Francesca Bolzoni Giovannoni, la quarantunenne maestra d'asilo accusata di omicidio volontario per la morte del piccolo partorito il 26 giugno scorso.

Un particolare, questo, che rappresenta l'ultimo fondamentale tassello di un puzzle che gli inquirenti avevano ricostruito con certosina pazienza, ma che, a causa del mancato ritrovamento del corpicino del neonato, mancava ancora dell'elemento più importante: il movente.

Ancora non c'era una risposta al comportamento di Francesca che, quella sera di giugno, nel corso di una cena nella grande casa di famiglia a Cognola, aveva partorito nel bagno il piccolo che portava in grembo all'insaputa di tutti e, dopo averlo avvolto in un asciugamano, era tornata a tavola come se nulla fosse accaduto. Alla successiva scoperta del piccolo, che secondo la badante polacca del nonno di Francesca ancora si muoveva e "miagolava", era seguita una serie di avvenimenti che, oltre alla donna, avevano avuto come protagonisti il papà Enzo e il medico di famiglia, il dottor Mauro.

Quest'ultimo aveva preso in consegna il fagottino e s'era poi premurato di farlo sparire gettandolo da una rupe vicino a Castello Tesino.
Una sequenza da incubo, ancor più incredibile e incomprensibile dal momento che mancava un motivo plausibile che giustificasse in qualche modo il comportamento della quarantunenne. La rivelazione fatta al sostituto procuratore e i risultati della successiva perizia psichiatrica eseguita dal dottor Fabio Bonadiman per conto della difesa, sostenuta dall'avvocato Giovanni Rambaldi, fornirebbero importanti risposte e, se accolte dal giudice, alleggerirebbero anche la posizione della donna in sede processuale portando a una derubricazione del reato da omicidio volontario a quello meno "pesante" di infanticidio.

Secondo lo psichiatra, infatti, Francesca sarebbe cresciuta all'ombra del padre, preoccupata soprattutto di dare al genitore un'immagine di sé integerrima, sorridente e forte, sempre in grado di gestire ogni situazione. Una maschera che il frutto inatteso di un'avventura a Santo Domingo, dove da anni vive papà Enzo con la nuova compagna, avrebbe di certo mandato in pezzi. Di qui, il rifiuto di quel bimbo portato silenziosamente in grembo per sette forse otto mesi e la condotta omissiva mantenuta subito dopo il parto. Francesca, insomma, si sarebbe sentita persa, vittima di una situazione che lei percepiva di abbandono morale e materiale. Il pubblico ministero Marco Gallina, intanto, nei giorni scorsi ha inoltrato al gip la richiesta di giudizio immediato in Corte d'Assise. Il giudice per le indagini preliminari notificherà l'atto alla difesa che, da quel momento, avrà a disposizione 20 giorni per chiedere il rito abbreviato.

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