Indagati in lista? Il Patt si divide sul caso Morandi

Baratter richiama il codice etico: «L’integrità è sempre stata il nostro valore» Panizza: «Vicenda vecchia e privata, è Ottobre che danneggia il partito»


di Chiara Bert


TRENTO. «Io come Craxi? È un paragone che mi offende. Tutti i procedimenti a mio carico si sono chiusi con l’archiviazione». Il segretario del Patt Franco Panizza replica così all’onorevole Mauro Ottobre che l’ha accusato di essere stato contagiato dal virus che aveva colpito l’ex leader socialista, “tutti ladri nessun ladro”. Nel mirino di Ottobre c’è la campagna acquisti del Patt in vista delle comunali di maggio, che a suo dire è pronto a reclutare anche gli indagati. Il caso sotto i riflettori è quello di Giorgio Morandi, papabile candidato a Riva del Garda e a processo per falsa testimonianza. «Se certi personaggi facessero già parte dei quadri del Patt - accusa il deputato - non saremmo qui a chiedere loro di dimettersi? Perchè allora li andiamo a cercare per candidarsi?».

La risposta di Panizza non si fa attendere. Sul caso Morandi il segretario è netto: «Ho fatto le mie verifiche, si tratta di una vicenda privata e vecchia, i fatti contestati risalgono al 2006, una lite tra professionista (Morandi è geometra, ndr) e committente, non riguarda l’ambito politico. Se in 9 anni non è arrivata a nulla, tanto grave non dev’essere. A chi ha un’attività economica può capitare di incorrere in certe contestazioni». «Stiamo facendo pacatamente ulteriori verifiche perché non vogliamo esporci a conseguenze - prosegue il segretario - ma non mi pare ci siano gli estremi per individuare un danno al partito dalla candidatura». Danno che invece, secondo Panizza, viene dalle «esternazioni del tutto esagerate di Ottobre, che farebbe bene a sollevare le questioni negli organi di partito e non sulla stampa». «Allarmismo ingiustificato», lo bolla il segretario, «il Patt non ha condannati al suo interno. Siamo un partito garantista, no ai processi preventivi». Ma Panizza sa bene che la partita in atto va oltre gli indagati e si giocherà in vista del congresso del prossimo autunno. Ottobre da tempo contesta la leadership e invoca un rinnovamento. «Non c’è in campo una mia ricandidatura - replica il segretario - e non c’è nessuna egemonia, facciamo riunioni continue, il gruppo provinciale è stato in gran parte rinnovato. Dopodiché rivendico i risultati ottenuti sotto la mia segreteria, dalle politiche alle provinciali».

Ma nel partito le preoccupazioni per una campagna di allargamento senza regole non sono solo di Ottobre. «Il nostro è un partito di persone che hanno fatto della correttezza e dell’integrità il valore più importante», ricorda il capogruppo provinciale Lorenzo Baratter, «nel momento in cui si cresce e si diventa più forti, includendo nuove esperienze, non fa male un profondo richiamo alla responsabilità». Baratter cita il codice etico del Patt, «che deve essere sottoscritto da chiunque intende candidare nelle file del nostro partito. Questo codice dovrebbe diventare parte integrante dello Statuto, perché l’etica è un asse portante del nostro modo di fare politica. Tale codice prevede tra le altre cose che ciascun dirigente, o rappresentante del Patt nelle istituzioni, o candidato, sia obbligato a comunicare al segretario politico le situazioni personali che possano ledere l’immagine pubblica del partito, in primo luogo nel caso di esistenza di un procedimento giudiziario o di adozione di una misura di prevenzione, o dell’esistenza di qualunque procedimento nei suoi confronti che possa danneggiare la credibilità del Patt. Ogni violazione chiama in causa il Collegio di disciplina». «Per offuscare l’immagine del partito - avverte Baratter - basta poco».

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