Incarichi in cambio di favori: ufficiale deve risarcire la Difesa

trento. Dopo la condanna penale (un anno e quattro mesi confermata in appello e anche dalla cassazione che ha rigettato il ricorso) è arrivata anche la condanna della Corte dei conti per l’ufficiale...



trento. Dopo la condanna penale (un anno e quattro mesi confermata in appello e anche dalla cassazione che ha rigettato il ricorso) è arrivata anche la condanna della Corte dei conti per l’ufficiale dell’esercito accusato di aver chiesto regali in cambio della garanzia di occuparsi della fornitura dei pezzi di ricambio per il parco macchine della caserma Pizzolato di Trento. L’ufficiale, trasferito già da anni ad altro incarico, è stato condannato dai giudici contabili a risarcire il ministero della difesa con 10 mila euro. La procura. che aveva indagato l’uomo, aveva chiesto una condanna a 41mila euro, ossia quando guadagnato dall’ufficiale nel 2010 anno in cui sono avvenuti i fatti contestati. I fatti sarebbero avvenuti infatti nell’ottobre e nel novembre del 2010. Fra i compiti dell’ufficiale, all’epoca, c’era anche quello di occuparsi della manutenzione ordinaria e straordinaria e della sostituzione di pezzi di ricambio dei mezzi in uso alla caserma. Sarebbe stata in quella veste (che era anche di pubblico ufficiale e incaricato di pubblico servizio oltre che di impiegato pubblico) che l’ufficiale avrebbe garantito ad una ditta di ricambi di poter riservare la fornitura di tutti i pezzi di ricambio che sarebbero stati richiesti dal parco macchine della caserma. Ma c’era un ma. Per aver questi importati lavori, infatti l’ufficiale avrebbe richiesto una serie di beni e di attrezzature. Fra questi elettrodomestici, apparecchiature informatiche ma anche pezzi di ricambio per le auto sue e di altre persone. Un accordo saltato perché il fornitore ha denunciato il tutto. L’ufficiale si è sempre difeso dalle accuse legate alla corruzione e nel ricorso presentato alla Cassazione aveva messo nero su bianco che quello che aveva fatto era stato interpretato male. Anzi, all’opposto. Lui ha infatti spiegato che aveva agito come agente provocatore così ritenendo di interpretare correttamente il proprio incarico di membro della commissione per la valutazione tecnico/economica delle gare e per la verifica delle offerte anomale. Insomma avrebbe stimolato la ditta per saggiarne la risposta. Una tesi che non è stata accolta in primo e secondo grado e neppure dalla cassazione. Diverso il discorso della Corte dei Conti che ha invece perseguito l’ufficiale per aver «inequivocabilmente determinato un minore credibilità e prestigio della pubblica amministrazione ed una diminuzione di potenzialità e della sua capacità, ingenerando altersì nei cittadini la convinzione di una distorta organizzazione dei pubblici poteri» si legge nell’atto di citazione firmato dal procuratore regionale Marcovalerio Pozzato.













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