il caso

Impianti in Marmolada, è ancora guerra

La società di Vascellari fa ricorso al Tar contro il silenzio della Provincia. Daldoss: «Il nostro piano in campo da un anno»



TRENTO. Continua il braccio di ferro sugli impianti in Marmolada e si arricchisce di una nuova battaglia in tribunale. La società Marmolada srl che fa capo al gruppo di Mario Vascellari, titolare anche delle tre funivie che salgono in vetta da Malga Ciapela, ha infatti depositato a inizio dicembre un ricorso al Tar di Trento contestando il silenzio della Provincia di Trento sulla richiesta di concessione presentata dalla società per realizzare l’impianto funiviario Sass de Mul-Serauta, a 3 mila metri di quota. Vascellari chiede che i giudici amministrativi impongano al Trentino di pronunciarsi sull’impianto.

Nella seduta di giovedì scorso la giunta provinciale ha deliberato di resistere al ricorso degli impiantisti. E l’assessore Carlo Daldoss non ci sta a sentir parlare di «silenzio trentino»: «Noi la nostra proposta l’abbiamo fatta un anno fa, a dicembre 2015 - ricorda - quando abbiamo approvato l’accordo di programma per il riordino e l’ammodernamento degli impianti e della Marmolada nel suo complesso. Abbiamo mandato un protocollo d’intesa alla Regione Veneto ma in un anno non abbiamo ottenuto nessuna risposta». «Il nostro sì all’impianto e qualsiasi intervento sulla Marmolada - ricorda ancora Daldoss - è sempre stato condizionato a un piano di riqualificazione complessiva che passa per il recupero del passo Fedaia, della strada, della ciclabile attorno al lago e dei percorsi storici». Si tratta di interventi che sarebbero cofinanziati dai fondi ex Odi per i Comuni di confine, dunque dalla Provincia di Trento. «Ma senza un accordo complessivo non si fa niente», mette in chiaro l’assessore.

Daldoss insiste sul recupero del Fedaia, ma il terreno di scontro riguarda da sempre gli impianti di risalita. Il piano di sviluppo per la Marmolada approvato dalla Provincia, e subordinato a un accordo con il Veneto, prevede il nuovo impianto dalla diga del passo Fedaia a pian dei Fiacconi, con collegamento fino a Sass Bianchet (mentre i fassani insistono perché si arrivi fino a Punta Rocca, alcune centinaia di metri più in alto), lo smantellamento dell’impianto Passo Fedaia-Sass de Mul e il rifacimento dell’impianto Sass de Mul–Serrauta, quello oggetto del ricorso al Tar della società di Vascellari. Il nodo si intreccia con la battaglia sui confini in quota (vedi articolo sopra), fissati da un accordo del 2002 degli allora governatori Dellai e Galan, ma che da allora non sono mai stati intavolati da parte dell’Agenzia territoriale di Roma. «A fine gennaio tenteremo di trovare un’intesa, per noi i confini sono quelli stabiliti nel 2002», scandisce Daldoss. Ma proprio su questo la Regione Veneto ha troncato la trattativa. Secondo i veneti Trento vorrebbe che i bellunesi arretrino il confine lungo la cresta, da punta Rocca a Punta Serauta. Esattamente dove arriverebbe la funivia di Vascellari, che ha bisogno dell’ok trentino.

 













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