«Il Trentino? Comunità e non impresa»
Dalfovo polemico con Mosna: pensiamo agli ultimi, non agli utili. E Dellai: la loro è un’ottica urlata del fare, non del pensare
TRENTO. «Noi aspettiamo gli ultimi, non gli utili. Mettiamo al centro le persone e la sussidiarietà, e il Trentino che abbiamo in mente è una comunità, non un'impresa». Non le manda certo a dire, nonostante l'eloquio pacato, il capolista dell'Upt e presidente delle Acli Arrigo Dalfovo, ed è chiaro il nemmeno troppo velato riferimento alla coalizione civica di Mosna.
Sta per partire il countdown delle ultime due settimane di campagna elettorale, e tutti i contendenti cominciano a far rombare i motori. Del resto è un veterano delle provinciali come Dellai ad ammetterlo: «Gli elettori inziano ad interessarsi davvero gli ultimi dieci giorni prima del voto, tutto quello che si fa prima sono solo schermaglie».
Per questo ieri anche l'Upt, pur fiero del suo essere partito territoriale ma strettamente legato alla Scelta Civica di Monti di cui Dellai è parlamentare, ha invitato un big nazionale come il senatore Andrea Olivero, ex presidente delle Acli, a parlare di «riformismo sociale come risposta alle nuove povertà».
«Il Trentino è da sempre un laboratorio di sviluppo e di socialità - ha detto Olivero - per questo sostengo fortemente il progetto di imprenditoria sociale dell'Upt, di cui la storia personale di Arrigo Dalfovo è testimonianza».
L'estrazione “civica” del capolista Dalfovo, del resto, è stata sottolineata anche da Lorenzo Dellai come paradigmatica del programma politico dell'Upt, «Dalfovo rappresenta una sociatà civile che si autoorganizza e diventa politica - ha detto Dellai - e l'idea forte alla base della proposta dell'Upt è proprio quella di una politica che guarda alla società, per riscoprire il senso profondo della nostra autonomia, che è sussidiarietà in una comunità fatta di gruppi intermedi e non di individui egoisti».
Proprio su questo punto, infatti, il capolista ha voluto marcare la propria differenza rispetto al Progetto Trentino di Mosna e Grisenti, «per i quali la campagna elettorale è solo un competere e non un comprendere le istanze di un territorio, in un'ottica urlata del fare e mai del pensare».
«L'idea di un'impresa avulsa dalla società è fallita, e Berlusconi ne è l'emblema - ha rincarato Dellai, riferendosi al patron della Diatec - noi siamo per un Trentino fatto di riformismo sociale e non votato al liberismo sfrenato».
Nonostante la lontananza geografica dalla Capitale, poi, non è sfuggita l'importanza di una vittoria del centro-sinistra autonomista in terra trentina, «che sarebbe indice di stabilità del Governo Letta, - ha detto Olivero - perché rappresenterebbe la riprova che è possibile unire il riformismo sociale con il riformismo popolare, in una nuova sintesi su cui puntare per rinnovare anche il Paese».
E anzi, il senatore ha sottolineato la simile posizione dell'Upt e di Scelta Civica nelle rispettive coalizioni, tanto da auspicare «un forte consolidamento elettorale dell'Upt, perché dimostrerebbe che uno schema bipolare può funzionare anche senza il bipartitismo».
«L'Upt è come il lievito su questa coalizione - ha concluso Dalfovo - e punta a vincere con un progetto chiaro, senza promesse mirabolanti e irrealizzabili». Un civismo popolare contro un civismo imprenditoriale a contendersi i favori delle urne, verrebbe da dire, e «al netto delle polemiche da campagna elettorale, frutti si conteranno solo il 27 ottobre» parola di Lorenzo Dellai.
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