Il teatro russo “abita” a Gardolo. E ora porta in scena Bulgakov
Il Teatro Emigrazia di Trento – con cittadini di origine russa e trentini che il russo lo studiano ormai da anni e che amano l’atmosfera di quel tempo e di quelle latitudini – mette in scena a Merano “I manoscritti non bruciano” una rappresentazione artistico teatrale multimediale in occasione del 130° della nascita di Bulgakov (foto Karina Rapina)
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TRENTO. TeatroModa è un’associazione culturale di Gardolo, nata nel dicembre 2013, col fine pratico di diffondere e promuovere la cultura teatrale ed artistica nelle sue varie forme, comprese quelle multimediali. Fondamentale è la rete con altre associazioni per valorizzare la cultura intesa come quella del territorio. Al fine di raggiungere tale scopo, l’associazione svolge come attività quella formativa; teatrale; educativa; dimostrativa; rappresentativa, con laboratori e pure dei corsi.
Al di là dell’incipit “burocratese”, un anno fa, “appoggiandosi” a TeatroModa, è arrivato Teatro Emigrazia, un’idea di Janna Konyaeva, regista, attrice teatrale e cinematografica, autrice, originaria di a San Pietroburgo ma da 15 anni in Italia. E se lo scorso anno, lo spettacolo a metà strada tra russo ed italiano è andato in scena a Trento tre volte solamente causa pandemia, quest’anno, sempre all’aperto, il palcoscenico sarà più prestigioso e pertinente: il centro russo Borodina della città del Passirio. Infatti sarà l’ampio giardino accanto alla splendida chiesa ortodossa di Merano ad ospitare il 29 maggio prossimo il testo “I manoscritti non bruciano”; pensato, ideato e realizzato, nonché portato in scena in forma multimediale dalla compagnia di cui fanno parete cittadini di origine russa e trentini che il russo lo studiano ormai da anni e che amano l’atmosfera di quel tempo e di quelle latitudini. I fatti biografici del grande scrittore saranno “interrotti” da estratti delle sue opere più famose come “Il Maestro e Margherita”, “Cuore di cane”, “Appartamento Zoikina”, “Guardia Bianca” e “Morfina”.
Gardolo, russi e trentini protagonisti sul palco
Il Teatro Emigrazia di Trento – con cittadini di origine russa e trentini che il russo lo studiano ormai da anni e che amano l’atmosfera di quel tempo e di quelle latitudini – mette in scena a Merano “I manoscritti non bruciano”. Qui le prove del nuovo spettacolo e la prima rappresentazione letteraria e musicale Caleidoscopio sulle storie di M. M. Zoshchenko(foto Karina Rapina). LEGGI L'ARTICOLO
Per quest’anno, come detto, si è pensato all’anniversario, il 130°, dalla nascita di Michail Afanas’evic Bulgakov, che nacque a Kiev, al secolo capoluogo dell’allora omonimo governatorato russo (oggi capitale dell’Ucraina), il 15 maggio (il 3 maggio secondo l’allora vigente calendario giuliano) del 1891 da un'agiata famiglia russa foziana, primogenito dei sette figli (quattro femmine e due maschi, che poi si sarebbero stabiliti tutti in Francia, a Parigi) di Afanasij Ivanovič Bulgakov, docente universitario di storia e critica delle religioni occidentali all'Accademia Teologica di Kiev, oltreché traduttore di testi religiosi, deceduto nel 1906 e di Varvara Michajlovna Pokrovskaja, entrambi originari dell'allora governatorato di Orël (la madre era infatti nata, per l'esattezza, nella città di Karačev), ovvero l'odierno oblast' di Brjansk.
Cresciuto con un'educazione strettamente religiosa, si legge nei diari della sorella Nadežda di come Miša, diminutivo con cui era spesso chiamato in famiglia l’autore, abbia da giovane abbandonato la pratica religiosa: giunse infatti egli stesso a dichiararsi agnostico nel 1910, dopo essersi iscritto alla facoltà di medicina a Kiev. Nel 1916 si laureò in medicina, con menzione d'onore, presso l'Università di Kiev, allora dedicata a San Vladimir, (oggi Università nazionale "Taras Ševčenko”). Fu subito inviato a Nikol'skoe nel governatorato di Smolensk, come dirigente medico dell'ospedale del circondariato. Si sposò ben tre volte e nell'ultimo decennio della sua vita, Bulgakov continuò a lavorare alla sua opera più nota Il maestro e Margherita, scrisse commedie, lavori di critica letteraria, storie ed eseguì alcune traduzioni e drammatizzazioni di romanzi. Tuttavia, la maggior parte delle sue opere rimase per molti decenni nel cassetto. Morì nel 1940, a quasi 49 anni, per una nefrosclerosi, di cui era morto anche il padre e fu sepolto nel cimitero di Novodevičij a Mosca.
Dalla sua morte al 1961, nessuna opera di Bulgakov fu mai pubblicata. Poi, "improvvisamente, per 5-7 anni in Russia scoppiò il fenomeno Bulgakov", scrisse Vladimir Laškin. Da questo momento di nuovo in Russia cala l'oblio, per poi riaccendersi l'interesse negli anni Ottanta.
E per onorarne la figura e la memoria, nel 130° anniversario dalla nascita, il Teatro Emigrazia di Janna Konyaeva nato nel 2020 in piena pandemia, lo porterà in scena. Tutto nasce nell’estate del 2020, con il progetto comune di unire su un palcoscenico non solo cittadini russi residenti sul territorio del Trentino ma anche attori e collaboratori italiani, mossi da un grande desiderio di mettersi in gioco e sperimentare l’arte teatrale in una lingua completamente diversa dalla loro. L’intuizione vincente viene da Janna Konyaeva, già attrice teatrale e di cinema, oltre che insegnante di teatro molto ricercata per le sue indubbie qualità; diplomata all’Accademia Teatrale Russa, da tempo vive e lavora a Trento, dove un po’ da sempre aveva covato il sogno di creare una compagnia che si ispirasse esclusivamente alla letteratura (teatrale e non) russa, ricca di spunti preziosi e estremamente piacevole, sia nella lettura che nella rappresentazione. Emigrazia è dunque soltanto un ramo del grande albero costituito dall’Associazione Culturale TeatroModa, che si impegna a promuovere la cultura ed il teatro russo sul territorio con laboratori, letture e molte altre iniziative che ruotano intorno al grande insieme di elementi di folclore russo. Tutto il gruppo, guidato dalla sua talentuosa regista, è composto principalmente da attori neofiti, condotti in questo percorso da una mano sicuramente abile e professionale, in grado di portare alla luce il talento di ogni singolo componente. In poco tempo, dunque, è stato realizzato “Caleidoscopio”, di fatto un vero e proprio battesimo teatrale per la neonata compagnia, che ha avuto il suo esordio assoluto al Centro Russo Borodina, a Merano. Il loro obiettivo, infatti, è di proporre sulla scena le opere più riconosciute di Mikhail Zohschenko, autore satirico sovietico del primo periodo post-rivoluzionario, tuttora studiato per la sua grande abilità di trasmettere i valori della cultura russa e al contempo criticare il nuovo esperimento comunista. Le emozioni trasmesse durante la rappresentazione dimostrano che chi ha assistito alle prove ha apprezzato l’umorismo ed il fine linguaggio dello scrittore. I momenti musicali, che sono parte integrante dello spettacolo, hanno permesso a tutti di immergersi nell’atmosfera della Russia post-rivoluzionaria.