Il sindaco di Trento: "Le domeniche di shopping? Non più di venti"
Andreatta dimezza la proposta del piano provinciale del commercio
TRENTO. Altro che 40 domeniche di shopping. «A Trento non saranno neanche venti, solo qualcuna in più di oggi, legate ad eventi particolari in città». Lo assicura il sindaco Alessandro Andreatta.
Il primo cittadino smorza la polemica scoppiata negli ultimi giorni sulla riforma del commercio proposta dalla Provincia, in particolare sulle deroghe alle aperture domenicali dei negozi. Per i Comuni che saranno classificati «ad attrazione commerciale», come Trento, è stato previsto un tetto massimo di 40 domeniche, dosabili dal consiglio comunale sia in quantità che fra singole zone, come i centri storici.
«Forse questo tetto poteva essere più basso - commenta Andreatta - ma quello che conta è che il Comune di Trento non ha nessuna intenzione di giocarsi 40 aperture. Non saranno 40 ma non saranno neanche 20, semplicemente qualcuna in più rispetto alle cinque domeniche di oggi (più le 4 di dicembre, ndr)».
Le dichiarazioni del sindaco suonano al momento come una mezza smentita del suo assessore alle attività economiche Fabiano Condini, che solo qualche giorno fa aveva anticipato il suo progetto: aperture a staffetta tra centro storico e centri commerciali, non in modo episodico che non porta benefici, ma in modo stabile e programmato, riconoscibile dai consumatori. Per esempio, un mese di aperture per i centri commerciali e il mese dopo in centro storico.
Diversa l’idea di Andreatta, che immagina aperture domenicali in abbinata con eventi cittadini: «Non si aprono i negozi per il gusto di aprirli, ma per vendere un “pacchetto-città” complessivo, in cui la città si propone al di là del commercio con iniziative culturali, ricreative e sportive». Qualche deroga in più, aggiunge il sindaco, potrebbe aiutare il rilancio del centro storico rispetto al grande potere degli shop center. «Ma tutto è ancora da studiare», chiarisce. «Alla Provincia avevamo chiesto una maggiore autonomia per garantirci qualche apertura in più e la proposta di riforma dell’assessore Olivi va in questa direzione. Più autonomia significa naturalmente maggiore responsabilità. Sul nuovo assetto saranno coinvolti il consiglio comunale, le categorie economiche e i sindacati, ma bisognerà parlarsi anche con i Comuni vicini, in primis Pergine e Lavis».
Concertazione quindi è la parola d’ordine. «Non avrebbe nessun senso - avverte il sindaco - avere domeniche di shopping con il 10-20 per cento dei negozi aperti, sarebbe una desolazione. Ecco perché è necessaria la massima condivisione». E ai sindacati, che temono che a pagare il peso delle domeniche aperte siano solo i lavoratori, Andreatta risponde in modo netto: «Il problema è reale, la sensibilità ai diritti dei lavoratori la sento mia, mio padre era commesso anche se in tempi molto diversi da quelli di oggi. Se però la riflessione riguarda alcune domeniche in più, credo che si possa affrontare in modo sereno».