Il rapinatore: «Mi spiace, chiedo scusa»
Convalidato l’arresto del 42enne che ha puntato la pistola (a salve) alla tempia del ristoratore: ora è ai domiciliari
TRENTO. «Non so perché l’ho fatto, mi dispiace molto, è stato un raptus». Ieri mattina il 42enne arrestato per la tentata rapina con la pistola (a salve ma assomigliava in tutto e per tutto a una P38) ai danni di Paolo Dai Pal, titolare dell’osteria Dolomiti di corso Buonarroti, si è presentato davanti al giudice. E ha ammesso ogni cosa. Non ha cercato di negare quello che è successo - e sul volto portava anche lui i segni evidenti di quei momenti concitati - ma ha tentato di spiegare che lui non aveva mai pensato di fare una cosa simile. Non ha problemi economici, problemi sociali, non ha nulla contro il ristoratore che neppure conosceva. Non c’era nessuna intenzione di fare la rapina. Ma è successo. E ha cercato anche lui - difeso dall’avvocato Giovanni Rambaldi - di capire quello che è successo, quale sia stato il «click» che lo ha portato ad estrarre la pistola a salve (che comunque aveva con sé) e puntarla alla tempia del ristoratore. Ha spiegato quindi al giudice che ha convalidato l’arresto delle Volanti, che è entrato nel ristorante e si è diretto al bancone. Quando è stato avvicinato dal gestore, che voleva chiedergli cosa desiderasse, ha coperto il viso con un lembo della sciarpa e ha alzato la pistola contro l’altro. «Un raptus», ha detto e ripetuto il 42enne albanese, sconvolto per quello che è successo. E dispiaciuto per quello che ha fatto. Che potrebbe essere in qualche modo collegato alla fragilità dell’uomo che prevede una cura farmacologica. Cura che potrebbe in qualche modo influito sull’agire dell’uomo.
Quella di ieri nel palazzo di largo Pigarelli era l’udienza di convalida dell’arresto. Convalida sulla quale il giudice ha messo la sua firma e ha deciso che il 42enne potrà attendere il processo agli arresti domiciliari. Sulla decisione potrebbe aver pesato il fatto che l’uomo ha reso una piena ammissione di quello che gli era stato contestato e che fino a martedì sera non aveva mai avuto a che fare con le forze dell’ordine e la giustizia. Pizzaiolo, con alle spelle una famiglia solida e tranquilla, nessuno si sarebbe aspettato che lui finisse in una storia del genere. E nemmeno lui, il protagonista in negativo di quanto accaduto, se lo sarebbe mai aspettato.
Ora attenderà in casa la prossima udienza e vista la situazione non è escluso che possa scegliere dei rito alternativi. Ma per questo è presto.
Intanto Paolo Dal Pai, 58 anni, sta lentamente tornando alla normalità. Normalità che è fatta di lavoro nella sua osteria dove è tornato anche alle 8 di mattina di mercoledì. il giorno successivo all’aggressione. Dimesso dall’ospedale è tornato subito in corso Buonarroti per ritrovare la quotidianità. Con i suoi clienti in pensiero per le sue condizioni e felici di vederlo nuovamente dietro il banco. Certo il ricordo di quella pistola puntata alla tempia, di quella violenza che lo ha portato a finire per terra assieme al suo aggressore, non sparirà presto. «Ho avuto paura di morire» ha raccontato ai poliziotti e agli amici. Ma ora è lì, di nuovo al lavoro, di nuovo nella sua osteria, che è anche una parte della sua vita.
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