«Il nostro hobby? Far giocare la gente»
Anthony Frizzera con un gruppo di amici ha dato vita a “Universi Ludici”: «Così vinceremo assieme contro l’azzardo»
TRENTO. La prima mossa è uscire di casa, la seconda incontrare persone nuove, la terza divertirsi assieme. Tutte mosse vincenti. Perché giocare è un’attività che va sempre affrontata con la giusta leggerezza e spirito fanciullesco, ma che può avere scopi molto più seri di quanto si possa pensare. Come dare scacco all’azzardo, l’unico gioco che fa male. O promuovere la socialità, sconfiggendo il fantasma della solitudine.
Lo sa bene Anthony Kingsley Frizzera, 34 anni, tecnico informatico trentino originario dello Sri Lanka, che assieme a un gruppo di amici conosciuti nella rete ha fondato “Universi Ludici Trento”. Due volte al mese (il primo e terzo giovedì) ci si trova al Barycentro di piazza Venezia per cimentarsi in sfide con i giochi da tavolo più svariati. Tutti sono invitati: basta presentarsi e... che il gioco abbia inizio.
Frizzera, da dove nasce l'idea di Universi Ludici?
E' nata all'inizio dell'anno in occasione degli Expo Games a Bolzano, una rassegna sui giochi da tavolo mutuata da altri Stati europei, in particolare Austria e Germania. Abbiamo visto che non partecipava nessuno di Trento e del Nord Italia e ci siamo proposti come collaboratori: assieme all'associazione Dinx abbiamo illustrato i giochi a chi veniva cercando di trasmettere la nostra passione. Da lì ci è venuta l'idea di creare un'associazione per svolgere la stessa attività nel quotidiano, o almeno una volta in settimana.
C'era già un nucleo quindi...
Il mondo dei gioco da tavolo è molto vasto. Li chiamano giochi intelligenti perché devi usare la testa e ci deve essere una relazione sociale con un altro partner. In questa categoria rientrano i giochi da tavolo, di ruolo, di narrazione (dove racconti una storia), gli stessi videogiochi. A Trento di tutto ciò c'è poco o niente: noi siamo soci di diverse associazioni che trattano di questi argomenti e ci siamo trovati...
Dove vi siete incontrati?
Su alcuni forum specializzati: uno è la “Tana del Goblin”, un circuito di associazioni nazionali dedicato proprio al gioco intelligente. Così abbiamo deciso di dar vita anche a una realtà locale.
Da chi è composto il gruppo?
Ad organizzare le serate siamo quattro persone: io, 34 anni, tecnico informatico all'Unifarm, Samantha Furlani, 24 anni, che “gioca in casa” lavorando al Barycentro, Paolo Scandolo, 36, avvocato, e Lorenzo Pittà, 30, militare.
Un gruppo eterogeneo.
Molto eterogeneo. Ma attorno a noi si è creato uno zoccolo duro di giocatori abituali e non. L'ultima volta sono arrivati signori che avranno avuto 60 anni. Ma vengono anche bambini, portati dalle mamme dopo che di noi aveva parlato anche la rivista “Qui Trento”.
Il target chi altro comprende?
Non c'è un target: le classi di età sono presenti tutte. Va sottolineato poi che un secondo evento, quasi contemporaneo all’Expo Games, ha contribuito alla nascita dell’associazione: la partecipazione allo Slot-mob, dove il nostro ruolo era di mostrare il lato positivo del gioco. Che ti dà dipendenza, ma non ti fa buttare i soldi.
La dipendenza quindi c’è...
Sì, come per tutti gli hobby, grattata la superficie dietro scopri un mondo vastissimo, che non puoi neanche immaginare. E ti stupisce piacevolmente.
Per esempio?
Il bello sono le persone che incontri: perfetti sconosciuti con cui ti siedi al tavolo a giocare e con cui costruisci poi delle relazioni che vanno oltre quel primo momento. Su questo presupposto abbiamo basato la nostra associazione, che opera esclusivamente a titolo gratuito e collabora con altre realtà analoghe, come il Barycentro, e non ha contatti con negozi o attività commerciali. Vogliamo che resti una cosa aperta a tutti. Non chiediamo tessere: l'unica cosa da fare è l'iscrizione alla pagina Facebook “Universi Ludici Trento”.
Lo scopo quindi è duplice: promuovere la socialità e combattere il gioco d'azzardo, con i suoi enormi costi economici e sociali.
Sì certo. E anche promuovere il gioco buono, che ti fa conoscere le persone e ti spinge ad uscire di casa, soprattutto in una città come Trento, dove ci si lamenta perché mancano iniziative. Ogni giovedì vengono una ventina di persone, numero non indifferente considerato che è una cosa di nicchia. Il tutto alcol-free, non per scelta nostra ma di Barycentro, che noi però sposiamo appieno.
Il divieto di somministrare alcolici rappresenta un limite per la vostra attività?
No, anzi: è un valore aggiunto. Molto spesso le iniziative diventano una scusa per bere, mentre questa è l'opposto: vieni perché sei interessato.
Cosa bevete giocando?
Le bevande equosolidali di Mandacarù, come il Gingerito.
Quali sono i giochi più gettonati?
Quelli semplici che spieghi in poco tempo perché hanno poche regole e ti fanno divertire. Come “Carcassonne”, un gioco di piazzamento tessere, o “Ticket to ride”, un gioco di trenini che consiste nel creare tratte ferroviarie con le carte. Di tematici ce ne sono di tutti i tipi: legato al mondo fantasy di Dungeons and Dragons c'è “Lords of water deep”, un gioco di stile tedesco dove devi prendere il controllo di una città piazzando i tuoi scagnozzi, delle pedine che danno il diritto di compiere determinate azioni. Poi ci sono quelli deduttivi o tratti dalla letteratura, sia horror che per bambini, come “La cicala e la formica” o “I tre porcellini”.
Quanti sono quelli disponibili al Barycentro. Voi arrivate con la vostra valigetta?
Noi arriviamo con i nostri giochi personali e lo sottolineo, ma il Barycentro si sta attrezzando per averne di propri. I “ludobar” sono una realtà normale nel Nord Europa. Meno in Italia, ma so che ce n’ è uno anche a Roma.
Il suo gioco preferito?
Domandona! Come avviene con una donna, o in generale con una persona, in ciascuna trovi qualcosa che ti sorprende. Aprendo una scatola da gioco apri un mondo nuovo. Che ti fa ragionare, divertire, scaricare frustrazioni. E poi torni a casa più leggero».