Il maialino Ettore non fu ucciso, assolto il vigile
Ribaltata in appello la condanna di primo grado: l’animale morì da solo e Mattei smaltì il corpo su richiesta della Forestale
TRENTO. Fu trovato malconcio, morì da solo e fu macellato su disposizione dei forestali. Non ci sono responsabili per la morte del maialino Ettore, fuggito dal cortile di casa a Martignano nel dicembre 2013 e restituito alcuni giorni dopo alla proprietaria, Roberta Perini, in un sacchetto di plastica, fatto a pezzi. Ieri in appello è stato assolto con formula piena Paolo Mattei, il caposquadra dei vigili del fuoco volontari di Gardolo accusato di uccisione di animale e peculato. Il collegio composto dalle giudici Daniela Genalizzi (presidente), Anna Maria Creazzo e Patrizia Collino ha riformato la sentenza di primo grado, che aveva visto l’imputato condannato a un anno e sei mesi.
Gli altri due vigili della squadra che recuperò l’animale erano stati assolti in sede di udienza preliminare. Diversa la sorte che era toccata a Mattei, che si era visto imputare anche il peculato, il reato tipico del pubblico ufficiale che si appropria di beni nella sua disponibilità per ragioni d'ufficio, punito con la reclusione da 3 a 10 anni. Secondo l'accusa i tre vigili intervenuti si erano appropriati del maialino e non avevano seguito la procedura prevista dalla legge provinciale sugli animali vaganti. Anzi, avevano ucciso o comunque provocato la morte dell'animale non facendo intervenire il veterinario e ne avevano conservato le carni per mangiarlo.
La sentenza era stata impugnata dall’avvocato difensore di Mattei, Stefano Daldoss, che ieri ha chiesto l’assoluzione del suo cliente e ha visto riconosciute le sue ragioni. Lo stesso procuratore generale Giuseppe Maria Fontana aveva chiesto l’assoluzione per il reato di uccisione di animali e la derubricazione del peculato in furto aggravato, sostenendo che il caposquadra nella circostanza non stava svolgendo pubbliche funzioni.
Grande il sollievo di Mattei, che ieri ha presenziato all’udienza e alla pronuncia della sentenza ha abbracciato il suo legale.
Per Daldoss è stata pronunciata «una sentenza di giustizia, nel senso che la funzione del vigile del fuoco volontario, che ovviamente durante la settimana fa tutt’altro lavoro e dà moltissimo alla società, è quella fondamentalmente di fare gli interventi operativi e poi di fidarsi completamente - per legge - della competenza dei forestali. I quali furono chiamati subito da Mattei e constatarono lo stato dell’animale, che era morente, tant’è che gli altri due vigili, che sono sempre stati assieme a lui, furono assolti dalle stesse accuse, in preliminare con rito abbreviato. Mattei infatti si era assunto ogni responsabilità in ordine allo smaltimento».
Altro passaggio importante è che Ettorino non fu ucciso, ma morì da solo, nella caserma dei vigili del fuoco volontari di Gardolo: E i forestali hanno dato le sue spoglie a Mattei, perché le smaltisse. «La decisione è stata presa in base a una complicata normativa provinciale, la legge sulla caccia e le direttive operative interne, per le quali l’animale che non rientra nelle quote caccia - come nel caso di quello che è stato definito un cinghiale ibrido che si riteneva potesse provenire dai Balcani- non doveva essere dato alle sezioni venatorie per un’asta, come fu sostenuto nella sentenza di primo grado, ma doveva essere smaltito o consegnato all’ente faunistico se ritenuto di interesse scientifico, o quando fosse un grande predatore oppure affetto da una malattia potenzialmente contagiosa. La normativa dice che si sarebbe potuto anche lasciare sul posto. L’indicazione dei due forestali era stata precisa: smaltitelo. Mattei si è sentito assolutamente impreparato, ha comunicato con i suoi superiori e poi ha macellato l’animale, destinando le carni al Punto d’incontro. In caso contrario sarebbe stato smaltito da una ditta di Lavis, con un esborso ulteriore per l’amministrazione».