movida a trento

Il Bar Accademia chiude, l'ira degli spritz-boys

Gli universitari delusi da una Trento che non offre nulla alla sera e contrari ad una movida in periferia. I baristi cercano di coniugare socialità e riposo


di Daniele Peretti


TRENTO. La chiusura del bar Accademia? «Una sconfitta per una città che sembra voler ghettizzare gli studenti, dopo averli blanditi per venire a studiare a Trento. Non solo, ma l'università porta ad uno scambio culturale con realtà straniere e nei loro confronti che figura ci facciamo con una città che chiude alle 20,30 la maggior parte delle attività e che si spegne a mezzanotte?» È decisa Roberta studentessa di Caserta che prosegue «Trento non deve solo cambiare mentalità, ma deve proprio scardinare l'attuale modo di pensare e ripartire da zero». Localizzare la movida alle Albere o in un'altra zona della città potrebbe essere una soluzione? «Assolutamente no. Personalmente non mi sentirei di andare alle Albere a piedi e in più gli studenti abitano in città e ci sarebbe il problema di come raggiungere e tornare da qualsiasi zona periferica». Ma se non proprio la movida, anche il semplice tirar tardi alla sera, non è solo un problema studentesco, ma anche di chi lavora.

Bar Accademia, si chiude: «Trento ha troppi vincoli» Dopo sette anni “Roger” Guerra e i suoi soci gettano la spugna: «Avremmo molte idee, ma qui è difficile realizzarle. La città vive un momento di transizione»

Maria è un'infermeria romana da tre mesi a Trento ed ha un'idea comune con Valeria e Alice «Faccio i turni e succede che finisco di lavorare alle 21. A quel punto si va a casa per una doccia e si vorrebbe uscire, ma a parte l'Accademia e il Bar 34 di piazza Duomo non ci sono altri locali aperti dopo la mezzanotte. È una realtà che spinge a stare a casa. Però una festa tra amici, disturba i vicini ed allora cosa si dovrebbe fare?» Per Valeria e Alice, la soluzione delle Albere andrebbe bene: «Andiamo sempre agli eventi che hanno organizzato e potrebbe essere una soluzione, a patto che ci fosse almeno un ristorante aperto e dei servizi igienici. Così come sono adesso, sono eventi staccati dal resto della città».

Per Claudio il problema è dato dalle proteste dei cittadini: «Hanno ragione i residenti, ma altrettanto la ha chi vuole divertirsi alla sera e che divertimento è se non c'è musica?» In discussione anche la Notte Bianca: «Fatemi capire che senso ha una Notte Bianca che deve rinunciare alla musica poco dopo mezzanotte in una città che si anima due volte all'anno: in quell'occasione e per il Festival dell'Economia». Secondo Roberta l'alternativa potrebbe essere quella di calendarizzare una serie di eventi che vadano al di la del mercoledì universitario e di altri due appuntamenti, ma che diano vita a tutto il mese. Passiamo dall'altra parte: dietro al bianco.

Ina Ciobanu ha rilevato da due mesi il TJ Bar: «Orario dalle 8 alle 24 e serate a tema. Sabato faremo un "apericena"con paiella gratuita, preparata da uno chef. Non si può andare oltre, anche per rispetto del vicinato». Per Alessandro Dietre del Plan Bar deve esserci un'autolimitazione da parte dei gestori: «Nei limiti si può fare tutto. Noi abbiamo scelto di interrompere alle 24 la somministrazione, ma lasciar spegnere in tranquillità la serata».

Al contrario alla Cremeria Milano hanno prolungato l'orario: «Lo scopo era quello di intercettare quelle persone “fatte uscire” dagli altri locali e in giugno e luglio è stato un successo». Parola di Francesco Ochner 19 anni e Simone Venturi 26enne che riconoscono all'Accademia il ruolo di essere sempre stato un pungolo nei confronti dell'amministrazione poco sensibile a queste problematiche. «Speriamo che sia vera la voce del “solo “t rasferimento, se no ne sentiremo davvero tutti la mancanza».













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