«Il 60% delle case trentine va controllato seriamente»
Il presidente dell’Ordine degli ingegneri Armani auspica che la tragedia serva a codificare un certificato di idoneità attendibile per gli edifici più vecchi
TRENTO. «In Trentino il rischio è basso, ma non inesistente. La parte a sud è zona 3, ovvero con un rischio un po’ più alto rispetto al resto del Trentino, compreso il capoluogo, che rientra nella zona 4». Il presidente dell’Ordine degli architetti del Trentino, Antonio Armani, spiega che anche da noi bisogna stare con gli occhi aperti perché il rischio zero non esiste.
E con gli occhi aperti, significa controllare bene tutti gli edifici, soprattutto quelli costruiti prima del 1971. Per questi, infatti, non era necessario il collaudo statico. L’ingegner Armani spiega che questi edifici andrebbero ricontrollati e auspica che questa tragedia possa servire per fare un passo in avanti per la sicurezza degli edifici: «Per gli edifici pubblici, la Provincia ha provveduto a un controllo e non dovrebbero esserci problemi. Per quanto riguarda gli edifici privati, si deve distinguere tra quelli costruiti prima del 1971, che possono essere quantificate in circa il 60 per cento del totale, e quelli costruiti dopo quell’anno.
Prima non c’era neanche l’obbligo del deposito del modello del cemento armato. Il problema è capire come intervenire. E’ arrivato il momento di una certificazione di sicurezza serio per tutti gli edifici. Per gli edifici costruiti prima del 1971 c’è il certificato di idoneità statica. Il problema è che non è stato codificato come fare questo certificato. Ci vogliono delle prescrizioni più stringenti sotto questo punto di vista. Noi come ordine degli ingegneri abbiamo anche fatto una proposta che dava un punteggio da zero e cento. Adesso si dovrebbe arrivare a una forte interazione tra la geologia e l’ingegneria strutturistica. Si dovrebbe fare un lavoro molto serio e certosino e stabilire dei criteri oggettivi.
Poi, si dovrebbe avere il coraggio di demolire e ricostruire quegli edifici vecchi che non hanno nessuna valenza storico-artistica e che non sono sicuri. Capisco che ci possa essere un costo sociale elevato, ma si dovrebbe avere questo coraggio per aumentare la sicurezza. Questa tragedia che purtroppo si è verificata potrebbe, però, dare l’impulso per aggiungere un altro tassello a quello che è già stato fatto. Da noi, con la legge Gilmozzi, prima, e con la legge Daldoss, poi, la Provincia mette a disposizione dei contributi per chi mette in sicurezza sia i condomini con più di 5 appartamenti che le case private. L’ente pubblico interviene accollandosi gli interessi». Armani spiega che gli ingegneri trentini partiranno per la zona colpita dal sisma per procedere alla valutazione dell’agibilità delle abitazioni.
Un’opera importantissima perché permetterà di stabilire quali abitazioni saranno ancora agibili e potranno essere occupate. A Trento i professionisti abilitati a fare questo tipo di valutazione sono una sessantina.