«I giovani anoressici in bilico tra rassegnazione e coraggio» 

La lettera di Piuma 80 al Trentino. Valeria Surace, presidente di Arca, l’associazione in prima   linea contro i disturbi alimentari: un invito ai genitori a non arrendersi e ad aiutare sempre i figli



Trento. «Questi ragazzi stanno soffrendo così tanto che cercano di dire agli altri: non fate come me, non cadeteci». Valeria Surace è la presidente dell’Associazione Arca, da 23 anni in prima linea contro i disturbi alimentari come la bulimia e l’anoressia. Quando ha letto sulla prima pagina del Trentino la lettera di Piuma 80, la ragazza che da molti anni convive con bulimia e anoressia, ha subito pensato ai tanti casi che ha seguito. Arca, che ha sede in via Bronzetti, infatti è attiva da prima che a Trento nascesse il Centro per i disturbi alimentari ed è un punto di riferimento per le famiglie di questi ragazzi: «Sicuramente questa ragazza ha fatto uno sforzo ammirevole. Chissà quanta fatica le è costato scrivere quella lettera. Questi giovani sono sempre combattuti tra la voglia di guarire e il timore di guarire. Spesso arrivano a convivere con la malattia. Elaborano delle strategie e capita che pensino: con la malattia ho imparato a viverci, mentre non so cosa c’è là fuori. È un pensiero che riscontriamo spesso». Valeria Surace aggiunge che i ragazzi vivono un vero e proprio dramma interiore: «Spesso non trovano la forza di dire basta e allora si affidano a lettere come queste. È una richiesta di aiuto, ma ci leggo anche una certa rassegnazione. Ormai ho visto molti casi e vedo che questi giovani vogliono uscirne, ma non spesso pensano di non esserne capaci. Ed è in questo momento che subentra la rassegnazione. Sono molto combattuti e spesso accade che siano combattuti tra la rassegnazione e la voglia di combattere. Noi siamo nati come sostegno per le famiglie e per i genitori. Però abbiamo seguito anche molti ragazzi. La Provincia poi ha fatto molto. È stato istituito il centro per i disturbi alimentari dell’Azienda sanitaria che fa molto per sostenere queste persone». La presidente di Arca spiega che la lettera è tipica in questi momenti. Una specie di specchio di quello che pensano questi giovani che sono caduti nel vortice della malattia: «La lettera che inviato la ragazza rispecchia i vari stati d’animo che questi giovani vivono e attraversano nel corso di quello che è un percorso di sofferenza. C’è la voglia di uscire, c’è la paura di non farcela e c’è anche la volontà di essere utile a chi ancora non sa riconoscere la malattia in cui è caduto. Quando accade tutto questo, quando si ammala un ragazzo, è un dramma per tutta la famiglia. Si ammala anche la famiglia. E si vivono momenti molto brutti. Non si sa dove sbattere la testa. Ed è per questo che siamo nati noi nel lontano 1996. Siamo nati dalla volontà di aiutare i genitori di questi giovani. Io faccio un appello proprio a loro, ai genitori. Non devono arrendersi, non devono mollare mai e devono continuare a lottare per tirare fuori i loro figli».u.c.













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