I compiti a casa? Con Facebook acceso
La fotografia dell’Iprase ai sedicenni digitali che dicono di conoscere i computer più dei genitori. Soprattutto delle madri
TRENTO. Il governatore Ugo Rossi, come abbiamo scritto sul Trentino di ieri, ha chiesto all’Iprase di spiegare i social network ai giovani trentini. Per forza: i genitori non lo fanno. Peggio: non sono in grado di farlo, visto che nella maggior parte dei casi ne sanno (molto) meno dei loro figli. Soprattutto (nessuno si offenda) le madri. Questi sono i dati che emergono da una ricerca proprio dell’Iprase su un campione rappresentativo di oltre mille studenti trentini, un po’ datata (è del 2012) ma ancora attuale. Di fronte al figli che navigano davanti al pc (oppure con il tablet) una delle reazioni più diffuse è semplicemente questa: sbirciare il monitor. Alzi la mano chi non l’ha fatto. Magari per tornare in salotto rassicurati se sullo schermo non c’era uno sito a luci rosse, come se fosse quello l’unico rischio per i nostri adolescenti.
Ma partiamo dall’inizio. Secondo gli ultimi dati dell’Iprase il 95 per cento degli adolescenti trentini sono sistematicamente connessi a internet mentre il 62 per cento di loro frequenta più volte al giorno un social network. Le tecnologie ormai sono alla portata di tutti, visto che già nel 2012 la grande maggioranza dei sedicenni poteva contare sulla presenza in casa di un computer fisso (più frequente nel caso dei ragazzi) o portatile (più frequente per le ragazze) e di una connessione internet wi-fi. Curiosamente le famiglie di livello di istruzione diverso hanno anche differenti dotazioni tecnologiche: più computer e soprattutto tablet in casa dei laureati, più consolle per videogiochi e abbonamenti alla pay tivù nelle famiglie dove ci sono livelli di istruzione inferiori. Le conclusioni che traggono i ricercatori dell’Iprase sono queste: i genitori laureati selezionano le tecnologie per evitare impatti eccessivi sui tempi di studio (ma anche sul tempo libero) dei propri figli.
Alcune curiosità: le ragazze tendono ad usare più i social network dei ragazzi (appassionati di giochi on-line, soprattutto quelli degli istituti tecnici). Tutti fanno i compiti mentre sono sempre connessi ai social network e le ragazze tendono a tenere il proprio profilo riservato più dei compagni. Ma il punto è questo: questi ragazzi ne sanno più dei loro genitori, da cui non si aspettano assistenza o aiuto. Per l’esattezza: dichiarano di saperne più dei loro genitori. Il 65% dei sedicenni intervistati ha dichiarato che il padre ne sa meno di loro o addirittura non sa usare il pc. Percentuale che nel caso delle madri sale al 76,7%. Questo naturalmente è il dato medio, mentre nel caso dei genitori laureati la situazione migliora, ma resta una buona percentuale di genitori (superiore al 50 per cento) che ne sa meno dei figli. Eppure il problema dell’utilizzo corretto delle nuove tecnologie è urgente, soprattutto sul fronte del cyberbullismo. Basteranno le lezioni dell’Iprase?