Horus, l’idea geniale nata su un autobus
Due giovani, un trentino e ligure e un sistema che aiuta gli ipovedenti. Dall’America un contributo di 900 mila euro
TRENTO. Lo hanno chiamato Horus, come l’antico dio egizio che “si incarnava” nel falco e come un falco era dotato di straordinarie capacità visive e sensoriali. Così anche il logo di “Horus Technology” non sfugge dal suo mito e si ispira alla sagoma di un falco. Un paio di cuffie sportive collegate a una batteria e a un’unità di elaborazione da tenere comodamente in tasca o nella borsa. Un dispositivo “indossabile” sviluppato per assistere persone cieche e ipovedenti. Un compagno quotidiano che, come un navigatore, ti indica la strada e ti guida evitando gli ostacoli, riconosce gli oggetti, legge un giornale, un biglietto o la data di scadenza sull’etichetta di un cibo, individua facce e voci.
Ora il sogno di due giovani ragazzi, il ligure savonese Saverio Murgia e il suo socio trentino, di Lavis, Luca Nardelli, sta per diventare realtà. Due anni fa. Genova, Stazione Brignole. Un via vai di passanti e pendolari alla ricerca della propria “strada”. Proprio come quell’uomo che si ferma a chiedere un’informazione a Luca e Saverio, che studiano insieme ingegneria biomedica e che sognano di cambiare un po’ il mondo con una loro invenzione. Ambiziosi e concreti, Saverio e Luca salgono sull’autobus in compagnia dell’uomo e si stupiscono di come il cervello di un essere umano, se stimolato, risponda molto meglio di qualsiasi “macchina”.
Quell’uomo è cieco e per “sopravvivere” ha memorizzato ogni angolo dell’immensa piazza che si apre di fronte alla stazione dei treni di Brignole. Confusione, rumore e il “buio” davanti agli occhi. Ma nonostante ciò l’uomo raggiunge, come ogni giorno, il numero del suo amato autobus, vi sale e ritorna a casa. Saverio e Luca lo accompagnano, estasiati dalla capacità mnemonica dell’uomo. Poi ripensano a quell’episodio, incontrano numerose associazioni che si occupano delle persone non vedenti, “accartocciano” le idee e a un tratto diventano consapevoli di aver iniziato a “copiare” quel fine cervello umano per tentare di tradurlo in un’applicazione elettronica che un giorno, forse, lo possa accompagnare, aiutare, rendergli l’esistenza un po’ meno difficile. Quel giorno è arrivato. Sta per arrivare.
A fine 2016 il “falco egiziano” farà il suo esordio sul mercato. Questo grazie a un finanziamento di 900.000 dollari giunto nelle scorse settimane nelle casse della startup ligure-trentina. L’investitore si chiama 5Lion Holdings, società americana che punta su aziende innovative ad alto potenziale di crescita. “Horus è un sistema che racconta all’utente ciò che vede sulla base di un input di quest’ultimo – spiega Saverio Murgia -; l’utente seleziona la modalità che predilige, riconoscimento oggetti etc., e il dispositivo esegue il comando. L’unica azione che Horus svolge in automatico è segnalare ogni ostacolo. Il finanziamento, ora, ci permetterà di essere più veloci nello sviluppo, di crescere come organico e investire nell’hardware”. Un partner nord-americano non guasta e apre le porte su un mercato interessante.