Guardie sui treni, ma è «calma piatta»
Sulla Trento-Malé a bordo di un convoglio sorvegliato: nessun intervento. Tra i passeggeri però c’è chi è contento: ci voleva
TRENTO. Una guardia giurata per due carrozze, con poche decine di persone a bordo: il treno della Trento Malé che nel pomeriggio è partito dalla stazione di Trento diretto verso la valle di Non era sicuramente uno dei mezzi di trasporto più sorvegliati al mondo. A bordo - comunque - calma piatta. Ma tra i passeggeri, in particolare tra le donne, c’è chi ha apprezzato molto il servizio. Come una signora con una borsetta molto costosa al braccio (vera o falsa che sia) che al momento di scendere alla fermata di Lavis ha salutato la guardia della Ronda Atesina facendogli i complimenti: «Buonasera, ci voleva proprio».
Il servizio – chiesto a gran voce dai sindacati dei lavoratori dei trasporti e voluto dal governatore Maurizio Fugatti - costa 120 mila euro all’anno, che peseranno sul bilancio di Trentino Trasporti. La presidente della società, Monica Baggia, il giorno dell’inaugurazione è stata quanto meno prudente: «I nostri mezzi pubblici sono già sicuri - ha detto - speriamo che la presenza delle guardie giurate a bordo non faccia passare il messaggio contrario».
Sul viaggio che il Trentino ha seguito in realtà non c’è stato lavoro per la guardia giurata di bordo, che per lo più ha viaggiato seduta in fondo a una carrozza, come un normale passeggero, facendosi vedere all’inizio della corsa accanto al controllore. Ma che poteva fare di più su un treno in cui la categoria più rappresentata era quella degli anziani, seguita dagli studenti e quindi dalle donne, tutti muniti di biglietto?
Secondo le statistiche - che il Trentino ha pubblicato il dicembre scorso - sulla Trento Malé e sulla Valsugana gli episodi di violenza fisica a bordo dei treni (con infortunio del personale viaggiante) sono stati tre, su ciascuna linea, negli ultimi cinque anni. Ma qui in realtà si tratta di sicurezza percepita ed è chiaro che ci sono passeggeri che con la guardia a bordo si sentono più sicuri.
La presenza della vigilanza è garantita con una persona per turno su alcune corse considerate più “movimentate”. E quando il treno è in stazione la guardia è tenuta a prestare servizio perlustrando la stazione, i sottopassi e i locali pubblici.
Finora la maggior parte dei rapporti contiene una parola: “nulla”. Solo in due occasioni - fanno sapere gli uffici provinciali - una guardia giurata ha sventato un furto di bicicletta (nel senso che il presunto ladro si è allontanato di corsa quando gli sono state chieste spiegazioni) mentre un’altra guardia ha gestito una situazione di ordine pubblico al bar della stazione della Trento-Malé, che alcune persone avevano scambiato per un’osteria mentre dovrebbe essere al servizio dei passeggeri.
Torniamo a bordo del treno dove - lungo il viaggio di ritorno, dalla piana Rotaliana alla città - è emerso chiaramente un problema organizzativo: i vecchi treni sono divisi in due parti che non sono comunicanti tra loro, ma la guardia giurata e il controllore hanno viaggiato sulla stessa parte del convoglio, lasciando quindi completamente priva di presidio l’altra parte. Il risultato è che la vigilanza c’è, ma in realtà (per come è assemblato il treno) garantisce solo metà dei viaggiatori. Per il controllore comunque è un bel vantaggio: ha parlato al telefono per tutto il viaggio, pause in stazione (con il controllo della salita e discesa dei passeggeri) comprese.