Grassi, niente causa di lavoro a Itas 

Questo uno degli impegni dell’accordo. L’ex dg non pretenderà il premio di risultato in cambio di un risarcimento soft



TRENTO. L’Itas si protegge dietro la parola «riserbo» in relazione all’accordo con l’ex direttore generale Ermanno Grassi, ma continua anche a distribuire comunicati. L’ultimo è giunto ieri per dire che «una specifica clausola di riservatezza dell’atto di transazione vieta a tutte le parti coinvolte la diffusione dei contenuti della transazione stessa e evidenzia comunque che il risarcimento indicato non corrisponde assolutamente a quanto effettivamente pattuito nella transazione tra Itas e l’ex direttore generale Ermanno Grassi». Il giorno precedente sempre l’Itas, si era premurata di diffondere un’altra nota per sostenere che il risarcimento è congruo e che aveva deciso di concludere l’accordo per tornare ai valori della mutualità. Il Trentino, però, è in grado di ribadire che il risarcimento a carico di Grassi previsto dall’accordo ammonta a una somma molto vicina ai 200 mila euro. E non tutti in contanti. Circa 150 mila euro sono quelli pagati da Grassi, il resto, intorno ai 60 mila euro, è l’ammontare del premio di risultato per l’anno 2016, l’ultimo intero con Grassi alla guida di Itas. Il bonus, che fa parte del premio complessivo di 450 mila euro che secondo la Procura sarebbe l’obiettivo della tentata estorsione di Grassi ai danni dell’ex presidente Giovanni Di Benedetto, non verrà reclamato dall’ex direttore generale che si impegna anche a non avviare altre cause in merito al licenziamento. Ieri nei corridoi di Itas in molti cantavano vittoria proprio facendo riferimento a questo punto. Infatti, in molti temevano che Grassi potesse avviare una causa per illegittimo licenziamento e potesse anche vincerla, ottenendo il mancato preavviso di 24 mensilità del suo maxistipendio, ovvero un milione di euro. Per molti big di Itas, quindi, la vera vittoria era proprio questa. In realtà, viste anche le modalità con cui è maturato il licenziamento e, soprattutto, la vicenda del pedinamento dell’ex presidente su ordine dell’ex direttore generale, la vittoria di Grassi di un’ eventuale causa di lavoro era del tutto ipotetica.

Quindi i termini oggettivi della questione restano essenzialmente la richiesta iniziale di Itas, al momento della costituzione come parte civile nel processo, di 2 milioni di euro di danni, da una parte, e il pagamento di Grassi di un risarcimento di meno di dieci volte inferiore, ovvero 150 mila euro più 60 mila euro che non ha neanche in tasca e sono teorici anch’essi, visto che Grassi avrebbe dovuto fare causa per averli. Un risarcimento contenuto, ma sufficiente per far esprimere soddisfazione ai vertici Itas. In molti, però, hanno trovato questa cifra un po’ troppo bassa per essere scambiata con la rinuncia alla verità. Molti dipendenti Itas, ma soprattutto moltissimi soci assicurati, avrebbero voluto sapere come venivano spesi i soldi della compagnia, prima mutua italiana. Ma non verranno soddisfatti. (u.c.)















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