Graffer, il tribunale dichiara il fallimento

Per salvarla servivano 2,3 milioni, ma non è arrivata alcuna offerta. Ora sarà liquidata



TRENTO. Che le speranze fossero poche si era capito: ora è arrivata l'ufficialità. Il tribunale ha dichiarato il fallimento della Graffer seggiovie, nominando curatore il commissario giudiziale Franco Chesani. La ditta aveva chiuso i battenti nell'agosto dello scorso anno dopo avere accumulato un passivo di 3,8 milioni di euro. Per salvarla sarebbero serviti 2,3 milioni, ma non è arrivata nessuna offerta: non c'erano quindi i presupposti per dare corso al concordato preventivo, che prevedeva il raggiungimento di quella soglia.

Ora si tratterà di liquidare l'attivo con modalità da definire: mediante la vendita dei singoli beni o dell'intera azienda ma a prezzi più bassi (non essendoci più il vincolo minimo di offerta).

Una lunga agonia quella della Graffer, simbolo degli impianti di risalita trentini degli anni d'oro. Iniziò la sua attività nel 1935 con la slittovia sul Bondone, la montagna di Trento alla quale l'azienda era anche affettivamente molto legata.

A fondarla fu Giovanni Graffer. Negli ultimi anni - tra il 2003 ed il 2008 - ha avuto tra i 27 ed i 32 dipendenti. Il fatturato nel 2003 era di 4,6 milioni di euro, nel 2007 ha toccato i 6,5 milioni. Poi il calo drastico, nel 2008 e 2009, quando non è arrivato a superare il milione di euro, la cassa integrazione e il calo del personale a 18 unità a inizio 2010. Fino all'epilogo: la chiusura annunciata il 5 agosto dello stesso anno dal titolare, Filippo Graffer.

Ma se gli ultimi anni sono stati difficili, in passato l'azienda con sede a Gardolo ha ottenuto risultati importanti. Ad esempio, è l'unica società ad aver vinto gli appalti in due Olimpiadi, quelle di Cortina nel 1956 e quelle di Torino nel 2006. A Torino l'appalto da 3 milioni di euro prevedeva la realizzazione di una sciovia ed una seggiovia biposto a Bardonecchia.

La Graffer era anche l'unica realtà che realizzava ancora impianti di risalita in Trentino. Negli anni Settanta ed Ottanta erano molte le aziende attive in questo settore, ma anno dopo anno sono state costrette a chiudere. Probabilmente - com'è successo per Graffer in questi anni - sono state schiacciate dai colossi altoatesini: Leitner di Vipiteno e Doppelmayr Italia di Lana.

L'azienda di Gardolo negli ultimi 40 anni ha lavorato in diverse parti d'Italia: nelle Marche, in Toscana, nel Cuneese, ad Auronzo. Ma ha guardato anche oltre i confini nazionali: Turchia, Slovenia, Grecia, Finlandia.













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