Ghezzi sfida il Pd: pronto a fare una lista 

Il giornalista: «Apritevi al cambiamento». Stasera l’assemblea Dem. Ma Panizza tira dritto: «Nessuna alternativa a Rossi»



TRENTO. Il momento è topico e i due cavalli del centrosinistra scalpitano. Ugo Rossi con il fido palafreniere Franco Panizza ha riunito ieri sera a San Zeno i suoi per illustrare il programma e mostrare i muscoli. Paolo Ghezzi, invece, ha preso carta e penna e ha scritto al Pd, a tutto il Pd, in vista dell’assemblea di stasera. Una lettera aperta de core direbbero a Roma. Ma anche di testa, visto che nasconde una minaccia mica tanto velata quando, citando un film del regista di culto Giorgio Diritti dice che «qualsiasi scelta farai, caro Pd, sappi che il vento farà il suo giro, mai contro l’alleanza democratica autonomista popolare, ma anche lontano da te, se tu resterai chiuso alla freschezza e al colore del vento». Tradotto: sono pronto a costruire una lista con le forze che mi hanno sostenuto in questa corsa. Pronto, ma ci tiene a spiegare che non farà nessuna scelta senza prima aver consultato il migliaio di persone che in questi giorni lo hanno incoraggiato, hanno firmato i documenti a suo favore, lo seguono su Facebook. Così, secondo la metafora di Ghezzi, stasera l’assemblea del Pd si troverà davanti al bivio tra la vecchia aria Rossi e il vento nuovo, lui medesimo. Il segretario del Patt Franco Panizza dà per scontata la scelta del presidente uscente: «Non ci sono alternative. Rossi è l’unico candidato in grado di tenere unita la coalizione. La sua candidatura non è un atto di prepotenza, ma semplicemente la scelta logica di chi ha ben governato finora». Il segretario del Pd Giuliano Muzio, che ieri ha parlato con Ghezzi per un’ora nel loro primo in contro, si tiene coperto, ma è noto che propende per Rossi, anche se non sa bene come uscire da questa impasse. Infatti, il Pd con le sue divisioni è il partito che rischia di più. Se stasera vince la linea pro-Rossi, rischia una scissione, o comunque un’emorragia di voti verso Ghezzi. Al contrario, se passa la candidatura del giornalista, si rischia che i sostenitori di Rossi si facciano una lista civica e se ne vadano. Non tutti, ma una parte.

Per questo Panizza ha buon gioco nel ricordare che il collegio di Trento il 4 marzo non si sarebbe perso se non si fosse presentata Leu. Il frazionismo, antico male della sinistra, rischia di travolgere anche il centrosinistra autonomista. Per questo nella sua lettera aperta Ghezzi ci tiene a sottolineare che non farà nulla che possa favorire i sovranisti: «Caro Pd, in questi mesi, al tavolo della coalizione, ti sei avvitato su te stesso, incapace di decidere con gli alleati, ma anche di dare un segnale forte e univoco a chi ti guarda con il rispetto dovuto al partito di maggioranza. Comprendiamo bene il tuo travaglio ma c’è un limite all’indecisione e al tatticismo. Il limite è la pazienza degli elettori di centrosinistra. Che è esaurita. Per questo, caro Pd, se io sono un “mostro” che mette paura agli equilibri consolidati attorno all’usato sicuro, la colpa è tua: tu sei il dottor Frankenstein che ha generato l’inedita e spiazzante creatura. Per questo vedi, caro Pd, il problema non è il mio nome. Ma il vento di cambiamento che ha sollevato, il vento che non puoi sentire se continui a tenere chiuse porte e finestre della tua sede». C’è chi spera che la dura lettera di Ghezzi possa portare ad un sussulto di orgoglio del Pd, e favorire una candidatura proposta dai Dem, per esempio Giorgio Tonini, che possa tenere unita la coalizione. Il capogruppo Alessio Manica è convinto che l’unico modo per uscirne a questo punto siano le primarie, ma per Muzio, invece, «sono ormai impossibili, non le vogliono né l’Upt né il Patt e non c’è molto tempo».

(u.c.)













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