Forum in redazione con Ugo Rossi: «Dirigenti e grandi opere, ecco le mie sfide»

Il governatore: «Amministrazione, il cambiamento deve partire dall’alto». Investimenti: niente polo Ict all’ex Italcementi, si farà la metro fino al Not


di Chiara Bert


TRENTO. «Gli imprenditori si lamentano che siamo troppo lenti? Ricordo che nell’ultima Finanziaria ci sono 120 milioni di sgravi fiscali per le aziende, noi la nostra parte cerchiamo di farla, il problema è che siamo su un altro pianeta rispetto a qualche anno fa, quando il problema della pubblica amministrazione trentina era di non fare troppo avanzo di amministrazione». Ugo Rossi traccia un bilancio dei suoi primi sei mesi alla guida della Provincia. Lo fa nella redazione del «Trentino», rispondendo alle questioni sollevate da categorie economiche e sindacato.

Presidente Rossi, gli imprenditori lamentano che la burocrazia è ancora soffocante e che sui tagli di spesa finora avete fatto più che altro proclami. Cosa risponde?

La velocità è un bel concetto ma è sempre relativo, le decisioni della Provincia impattano al massimo per un 40% sulle imprese, il resto dipende da altri livelli istituzionali. La nostra parte in termini anche di sgravi la stiamo facendo, ma in un contesto diverso da un anno fa, un altro pianeta rispetto a 6-7 anni fa. Tutti devono avere consapevolezza vera che dei nuovi margini di manovra che abbiamo. A volte non la vedo.

Per esempio?

Di fronte a un taglio del 2,5% dei finanziamenti alle Apt non può esserci una sollevazione, ricordo che noi investiamo sulla promozione turistica 6-7 volte più del Veneto. Sono invece d’accordo che dobbiamo accelerare sulla pubblica amministrazione, la quale ha delle lentezze e delle immutabilità che sperimento sulla mia pelle. Siamo dentro un assetto per cui se devo premiare una persona gli devo costruire attorno un ufficio perché lo devo fare direttore. Penso invece che andrebbe pagato qualcosa di più, in quanto professional, e questo avrebbe un costo inferiore. Qualche linea di indirizzo l’abbiamo data.

Ce la farete ad approvare la riforma dei dirigenti e con quali tempi?

Non può esserci una classe dirigente a vita. Dobbiamo fare in modo che la nostra pubblica amministrazione dimagrisca, ma sappia valorizzare ciò che di buono ha. Lo sforzo dev’essere radicale, cominciando dall’alto. Entro un paio di mesi dobbiamo portare a casa una nuova modalità di selezione dei dirigenti e di assegnazione di compiti a tempo. Non lo faremo a colpi di decreti come Renzi, ma con le idee chiare. Gli stessi sindacati hanno fatto un’apertura.

Con i sindacati state affrontando anche una dura trattativa sulla scuola. Come finirà?

Stiamo facendo uno sforzo di stabilizzazione importante dei precari, a fronte della quale chiediamo una maggiore disponibilità a costruire una scuola nuova che abbia anche costi inferiori. Da una parte del sindacato ci sono resistenze, anche in questo caso bisogna uscire dalla logica dell’avanzo di amministrazione.

Vi attende un lavoro di revisione degli investimenti. Quali saranno i criteri per scegliere cosa fare e cosa tagliare?

Entro maggio dovremo riprogrammare le opere pubbliche e dire che cosa e quando è possibile fare. Abbiamo fermato Metroland, detto no all’auditorium alle Albere che ci farà risparmiare 30 milioni (nel piano industriale di Patrimonio del Trentino il costo del polo congressuale con la biblioteca universitaria costerà 45 milioni, ndr). Sarà ripensato l’intervento sull’Italcementi per quanto riguarda il polo Ict delle imprese, mentre il trasferimento delle scuole ha una ragionevolezza. Abbiamo bloccato i finanziamenti ammessi ma non concessi per le scuole e per le opere comunali come le caserme dei vigili del fuoco.

Cosa si salverà?

Ci sono scelte di edilizia sanitaria assolutamente confermate, il Not, il nuovo presidio hospice di Mezzolombardo, Borgo, si va avanti con i lavori a Tione, così come Cavalese, realtà che non saranno più l’ospedaletto di prima. C’è da fare il metrobus fino al Not, concludere il bando per la Loppio-Busa, rifinanziare il piano di Trentino Sviluppo, partire con il fondo strategico regionale. E c’è un partenariato pubblico privato da far partire ma anche qui ci vuole coraggio.

Ci sono possibilità di ripensamento sulla Valdastico?

La nostra posizione è nota e tale resta. Da un punto di vista dei costi la Valdastico ha grossi problemi. Stiamo lavorando a un piano per mitigare gli effetti negativi della Supervalsugana veneta, rendendo non conveniente il passaggio dei tir.

E la trattativa finanziaria con il governo?

Scherzando, ho detto a Delrio e Bressa: chiudiamoci in una stanza, anche in un autogrill, e decidiamo. Nell’accordo ci dovrà essere una convenienza reciproca: il nostro contributo al risanamento che garantisca allo Stato certezza sui saldi finanziari e dall’altra la garanzia per noi di un assetto che non cambia ogni 6 mesi.













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