Fondo sociale europeo, spesi 352 milioni
Tra i progetti finanziati anche un corso per fare canederli e una barca a energia solare per navigare sul lago di Garda
TRENTO. In sette anni 352 milioni di euro. Un vero fiume di denaro che si è riversato sul Trentino grazie al Fondo Sociale Europeo (Fse) e al Fondo Europeo di sviluppo regionale (Fesr). Un fiume che si è disperso in migliaia di rivoli, per la precisione 5575 progetti con diverse finalità la principale delle quali è il sostegno all’occupazione seguita, ma molto a distanza, da cultura e da ricerca e innovazione. Si tratta di progetti che vengono finanziati dall’Unione Europea, dallo Stato e dalla Provincia. Possono essere gestiti da un ente pubblico o da un soggetto privato. Spesso, soprattutto in passato, tra questi mille rivoli si sono nascosti progetti talvolta dalla dubbia utilità, con nomi anche comici, come il corso per fare canederli o quello per studiare le potenzialità di marketing di Facebook. Una vera giungla, fatta anche di sigle talvolta incomprensibili, che si può studiare a fondo sul sito internet Opencoesione.gov. Proprio su questo sito si può vedere come in questi anni siano stati finanziati progetti per 352,6 milioni, mentre i pagamenti effettivi siano molto più bassi, a quota 239,9 milioni. Si tratta, comunque, di uno scostamento non eccessivo e, comunque, tutti i soldi stanziati sono stati impiegati. Nulla a che vedere con altre zone d’Italia in cui i fondi europei non vengono spesi per mancanza di progetti.
Tanta solerzia, però, rischia però di essere comunque penalizzata. Infatti sono in corso le trattative per i fondi da destinare al Trentino nel periodo 2014/2020. Dalle prime indiscrezioni sembra che i fondi europei potrebbero diminuire anche in maniera sensibile, mentre ai vicini altoatesini sarebbero destinati più soldi. Il presidente della Provincia Ugo Rossi, che ha le deleghe in materia, assicura che niente ancora è deciso e che si batterà per evitare una riduzione delle risorse: «Vigileremo. Ancora devono iniziare i negoziati veri e propri e noi abbiamo buone frecce al nostro arco. Certo, in questo periodo di crisi è difficile, ma noi siamo stati molto efficaci finora». Dei soldi stanziati dai fondi per la coesione territoriale, così si chiamano i fondi Fse e Fesr, 171.965.627 euro sono serviti per l’acquisto di beni e servizi, 28.117.666 sono andati per la costruzione di infrastrutture, 71.495.138 sono serviti per contributi alle persone e 81.027.733 sono stati usati per conferimenti di capitali. Per quanto riguarda la destinazione, si vede che ben 178 milioni sono serviti a sostenere l’occupazione con corsi per disoccupati, cassintegrati, persone in cerca di prima occupazione, inserimento nel mondo del lavoro di persone svantaggiate. Altri 55 milioni sono serviti per l’istruzione, 7 milioni per la cultura e il turismo, 34 milioni sono stati spesi per progetti legati all’energia e alle fonti rinnovabili, 29 milioni per la ricerca e l’innovazione, 11 milioni per il rafforzamento della pubblica amministrazione, solo 4 milioni sono andati agli anziani e all’infanzia e ancora meno, appena un milione e 200 mila euro, è stato stanziato per l’agenda digitale.
Il progetto più consistente in questi anni è costato 7 milioni e mezzo e si tratta di una serie di interventi formativi destinati all’alfabetizzazione digitale. Altri 6 milioni sono serviti per il potenziamento degli strumenti di conciliazione, mentre 5 milioni sono stati stanziati per l’accesso ai servizi di conciliazione famiglia-lavoro con buoni di servizio e accompagnamento. Ma è andando a spulciare tra i progetti meno costosi che si scoprono vere e proprie chicche come il finanziamento di una barca a energia solare sul Garda costato 61 mila euro oppure il corso di conduttore cinofilo per finalità terapeutiche e sociali costato 61.443 euro. Curioso il corso per aiuto cuoco dal titolo «Per fare canederli» costato al contribuente ben 135 mila euro.
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