Folgarida, si parte. E Campiglio vuole nuove aree sciabili
Versati 23 milioni, entro il 2021 la società unica con Pinzolo Collini: «Piste troppo affollate». Rossi apre su Serodoli
TRENTO. Dopo le settimane al cardiopalma e l’acquisto all’asta per 30,8 milioni di euro, è ufficialmente partita l’operazione rilancio di Folgarida-Marilleva. Ieri il primo versamento (23 milioni) sul conto della nuova società, Sviluppo aree sciistiche, è stato effettuato dalla capogruppo Funivie Campiglio. La prossima settimana arriverà una tranche dei 5 milioni raccolti da una ventina di imprenditori della val di Sole e i 4 milioni messi (uno a testa) dalle finanziarie (Finanziaria Trentina, Mediocredito, Isa e Itas). Sommati ai 21 milioni di soldi pubblici di Trentino Sviluppo, la società può contare in questa prima fase su un plafond di 53 milioni, che serviranno - ha spiegato il direttore generale della Provincia Paolo Nicoletti - per pagare le azioni acquistate dal fallimento Aeroterminal, pagare parte dei 10 milioni di debiti di Folgarida con le banche e iniziare la trattativa per l’acquisto delle azioni dei soci di minoranza. Ieri la firma, in Provincia, di un protocollo tra i soci finanziatori.
Prossimo passo: gli investimenti. «La seconda fase - ha chiarito Nicoletti - avrà bisogno di ulteriori risorse dei privati». C’è da finanziare un piano industriale pluriennale, con l’obiettivo di arrivare - entro il 31 dicembre 2021 - alla società unica con Pinzolo, «che gestirà il polo sciistico del Trentino occidentale, tra le più grandi in Europa», ha sottolineato ancora una volta il governatore Ugo Rossi, esprimendo la soddisfazione sua personale e della giunta e citando gli assessori Daldoss e Dallapiccola, presenti ieri alla conferenza stampa, «che sono stati al mio fianco in questa operazione».
Il presidente di Campiglio Sergio Collini ha annunciato che il piano per Folgarida, «dopo 10 anni di mancati investimenti», sarà pronto per la prossima primavera: «Come socio industriale vogliamo gestire la parte impiantistica e non abbiamo mire su altri ambiti», ha chiarito ricordando la reazione di fronte al rischio «che Folgarida finisse in mani incapaci di gestirla».
I soci privati. Lino Benassi, presidente di Finanziaria Trentina, a nome delle società finanziarie ha giudicato l’operazione «sana e sostenibile» e ha garantito: «Siamo pronti a un nuovo impegno per irrobustire il comprensorio che dovrà investire in nuovi impianti e collegamenti». E ha rassicurato gli azionisti: «Oggi possono stare più tranquilli». Soddisfatto anche Franco Zini, portavoce degli imprenditori della val di Sole, che ha ricordato «l’impegno economico con risorse prevalentemente personali di una ventina di soggetti» e la necessità di «superare i campanilismi che in valle nel passato hanno frenato molte iniziative».
La governance. Di governance della nuova società ha parlato il presidente Rossi: «Dovremo lavorare come una famiglia, trovando le soluzioni migliori nell’interesse di tutti i figli». E ha annunciato che il consigliere nominato da Trentino Sviluppo nel cda avrà «poteri rafforzati».
Nuove aree sciabili. La nuova società dovrà occuparsi di investimenti non solo sugli impianti. Zini a questo proposito ha ricordato che l’operazione Folgarida comprende anche una potenzialità di 70 mila metri cubi: «Ne discuteremo nel rispetto del territorio e degli accordi tra Valli spa (controllante del Fallimento Aeroterminal, ndr) e il Comune di Dimaro». Altro nodo sarà quello delle nuove aree sciabili, e a questo proposito si torna a parlare dell’area di Serodoli, stoppata dalla giunta provinciale nel 2014 ma rilanciata da Collini nell’ultima assemblea di Campiglio. «Siamo consapevoli che Serodoli ha colpito l’immaginario collettivo», ha frenato ieri il presidente di Campiglio, «noi non vogliamo espandere tout court ma abbiamo piste troppo affollate, abbiamo superato la soglia dei 12 mila primi ingressi. Questo peggiora la sicurezza e scontenta i clienti. Ma prima di Serodoli oggi come area di espansione pensiamo all’area Vagliana-Mondifrà». Dal canto suo, Rossi ha lasciato una porta aperta: «La nostra volontà era che prima di immaginare l’espansione su Serodoli ci fossero strategie unitarie sulla skiarea, che va sviluppata al massimo delle sue potenzialità. Mai rifiutare lo sviluppo, anche se non a qualsiasi costo».