«Foibe, una tragedia da condannare come i nuovi razzismi» 

Giornata del Ricordo, il monito di Andreatta, Gioffrè e Rossi:  «L’odio genera mostri». Ferrandi elogia monsignor Odorizzi



TRENTO. Monsignor Felice Odorizzi era originario di Flavon, in val di Non, dove è stato sepolto nel 1980, morto a Bolzano alla veneranda età di quasi 93 anni. Dal 1920 ricoprì l’incarico di cooperatore parrocchiale e vicario del capitolo della cattedrale di Pola, in Istria, dove era stato trasferito, città dalla quale, dopo 27 anni, dovette andarsene nel 1947 insieme a migliaia e migliaia di italiani di quelle zone sotto l’incalzare titino, i ribaltamenti geopolitici del momento, il processo di formazione della Jugoslavia, la complessità dei problemi dell’assetto del confine orientale una volta terminata la Seconda guerra mondiale, spartiacque meridionale della Guerra fredda. «Fu fondamentale – sottolinea Giuseppe Ferrandi, direttore della Fondazione Museo storico del Trentino - il suo tentativo di tenere insieme la comunità istriana ormai dispersa, numerosa in Trentino come sparpagliata per il resto d’Italia in condizioni spesso molto difficili». E’ attraverso la sua biografia che ieri a palazzo Geremia il Comune ha promosso una riflessione in occasione del Giorno del ricordo che, sulla scorta di una legge approvata nel 2004, “rinnova la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”. Una giornata nel corso della quale, in precedenza, era stata deposta una corona al monumento “Vittime delle foibe” in largo San Francesco e che si è poi conclusa con uno spettacolo al teatro Portland di Piedicastello. Violenze e sopraffazioni nei confronti degli italiani che necessitano di un loro contesto se la Storia, che andrebbe lasciata scrivere a chi se occupa vagliando i documenti più che alla politica, non si vuole ricordare a pezzi.

E va dato atto al commissario del governo Pasquale Gioffrè ed a Ferrandi di aver perlomeno ricordato la precedente occupazione italiana e tedesca dei Balcani. Fascisti e nazisti, ha appurato la migliore storiografia, invasero quelle terre massacrando le popolazioni slave, considerate “razze inferiori”. In sala Falconetto, dove si è svolto il momento celebrativo, molti i riferimenti al presente. Il sindaco Alessandro Andreatta ha detto che «accanto al ricordo delle vittime delle foibe è necessario condannare la xenofobia e il razzismo di oggi. Non si può dimenticare né essere indifferenti». Per Roberto De Bernardis, presidente del Comitato provinciale dell’Anvgd (Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia) «non c’è ancora una memoria condivisa e i nodi irrisolti sono ancora molti, solo dentro l’unità europea si potranno porre le basi per la pacificazione e il superamento delle logiche nazionalistiche».

«Ricordo vuole dire rispetto e vicinanza» ha sottolineato il presidente della Provincia Ugo Rossi. In una nota, la presidenza del consiglio provinciale, ricorda come «ancora una volta il sonno dei diritti e l’odio verso l’altro generano sempre mostri. Queste aberrazioni si possono prevenire solo con la conoscenza, la cultura del rispetto, la diffusione paziente dei semi della tolleranza». (pa.pi.)













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