Ferie dei consiglieri «No, lavoriamo tanto»
Aula chiusa 5 settimane, Dorigatti: «Non cambia convocarla a Ferragosto». Bottamedi: «Impegno forte, senza orari»
TRENTO. «Non è contando le giornate di convocazione del consiglio che si può giudicare in modo attendibile la quantità, la continuità e soprattutto la qualità del lavoro svolto dai consiglieri». Per il presidente del consiglio provinciale Bruno Dorigatti la sospensione dei lavori d’aula per cinque settimane non va letta come una lunga pausa per ferie dei consiglieri.
Se a Roma il premier Renzi ha annunciato che starà «tutta l’estate a palazzo Chigi» e ha esortato i suoi a fare «poche ferie», a Trento lo stop ai lavori consiliari è nei fatti: la tornata della prossima settimana sarà l’ultima, per la ripresa bisognerà attendere il 16 settembre, anche se a fine luglio e nella prima metà di settembre sono state convocate delle commissioni. Ieri Dorigatti ha diffuso una lunga nota: «Il consiglio provinciale non chiude per ferie, come hanno toccato con mano anche i pensionati giunti oggi in visita e come faranno i sei gruppi già prenotati per il mese di agosto. Questo è un equivoco che concorre più o meno consapevolmente a una corsa allo sfascio delle istituzioni autonomistiche. Il calendario prevede sedute dell’assemblea ogni mese, con la sola eccezione di agosto. Il consiglio, impegnato proprio in queste ore in una fitta serie di sedute d’aula, è in realtà lo sbocco a valle del lavoro di costruzione delle leggi e degli atti di controllo sull’operato della giunta. Ci sono per questo le riunioni di commissione, che lavoreranno fino alla fine di luglio e già nella prima settimana di settembre, proprio per consentire che i testi legislativi approdino alla fase finale dell’aula alla metà del mese. Ma c’è poi un lavoro di ascolto e frequentazione del territorio, di confronto politico, di studio e approfondimento, di elaborazione infine degli atti politici, che determina il valore effettivo dell’attività di un consigliere».
Di analogo tenore gli interventi in aula ieri di diversi consiglieri, Grisenti, Bezzi, Giovanazzi, Bottamedi. «ll lavoro del consigliere è anche andare sul territorio, ascoltare le persone, studiare, elaborare proposte. Se non si coglie questo, quest’aula è svilita e le istituzioni vengono delegittimate», ha detto Silvano Grisenti (Pt). Dura anche Manuela Bottamedi (M5S): «Preferirei che a raccontare quanto facciamo ogni giorno noi consiglieri fossero i nostri figli, valutatori severi del rapporto con i genitori. Racconterebbero del tempo che sottraiamo loro a favore della politica, di un lavoro senza orari fissi che impedisce di programmare in modo certo il tempo libero familiare. Certo, è un impegno che abbiamo scelto di fare e che nessuno ci ha imposto. Ma è inaccettabile che venga dipinto come un lavoro di privilegiati e di fannulloni. Pur nella riduzione delle risorse da destinare ai politici, andrebbe difesa la professionalità del legislativo, già profondamente in crisi a causa dello squilibrio dei poteri che va spostandosi a favore dell'esecutivo». Lorenzo Baratter (Patt) si affida a una battuta: «Non so cosa sia la parola ferie. Nel mio vocabolario purtroppo non esiste più da tempo».
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