Fabio Emanuelli va in pensione
Lascia ad altri la bottega, ma non l'arte dello scatto: farà il free lance
ARCO. La fine dell'anno 2011 si porta via con sé, accanto a tante altre cose, economia a rotoli compresa, anche alcuni punti fermi. Tra questi spicca la pura classe artigianale di Fabio Emanuelli, che va in pensione lasciando ad altri l'onere di continuare nella professione presso il suo studio fotografico di Arco in largo Pina, all'inizio di Stranforio. Uno studio storico, il suo, che risale ai primi del 900. Provenienti da Avio, gli Emanuelli ad Arco hanno fondato l'arte tipografica, grazie ai fratelli Giuliano e Giancarlo, discendenti da Luigi, e anche quella fotografica, grazie al ramo di Francesco. Proprio Francesco (1888-1974) era stato l'erede della tradizione fotografica arcense/mitteleuropea, avendo imparato l'arte ancor da giovane da uno dei grandi fotografi austriaci, Otto Grasemann, tanto che il 1901 può essere indicata come data d'inizio della sua attività come aiutante fotografo. Agli albori del Novecento il giovane Francesco realizza i suoi primi scatti immortalando principi e imperatori, cosa che continuerà a fare anche dopo la Grande guerra, allorquando ritorna in Arco italiana da Innsbruck aprendo lo studio fotografico a Villa Germania, poi Villa Italia. E qui fotografa il re Vittorio Emanuele III in visita alla città nel 1921, si sposa divenendo padre di tre figli, Natalino, Armando e Filiberto (i primi due seguiranno le orme paterne), affina la sua arte. Seguono le sue orme, dopo l'immatura scomparsa di Armando, dapprima il figlio Natalino, poi il nipote Fabio, vero erede d'una tradizione ultrasecolare. Che continua a documentare passato e presente dell'intero Basso Sarca, lungo la transizione dal Kurort ottocentesco alla moderna attività febbrile delle aree industriali. L'occhio del fotografo serve a lasciare traccia degli eventi ma anche di "come eravamo", e di come erano il paesaggio, le vedute cittadine, i personaggi che affollano le feste al Casinò, le iniziative benefiche. Da Villa Italia il laboratorio fotografico Emanuelli emigra dapprima in via Vergolano, nel 1978, per poi raggiungere la sede attuale in largo Pina, nel 2002. Sempre però con lo stesso spirito di curiosità: «Senza inventiva e un pizzico di interesse personale, il fotografo non esiste - ci conferma Fabio - È una professione che richiede molto investimento personale, non è per niente automatico che il click faccia la bella fotografia, se non c'è umanità dentro lo scatto!» Insomma, non si può staccare la spina. Per questo anche dopo il commiato dalla sua bottega, Fabio continuerà la sua professione di fotografo, questa volta senza bottega, quindi senza più il peso burocratico dello studio, affittato a "Foto alla Rotonda" di Giorgio Zorzini di Trento, a sua volta discendente da una famiglia storica di fotografi professionisti. Insomma un Fabio Emanuelli "free lance", battitore libero della fotografia.