Ex Italcementi «proibito» per l’adunata degli alpini
In commissione i tecnici hanno confermato i rischi legati alle torri ed alla roccia E per la bonifica (50 mila metri cubi di terra) serviranno otto mesi
TRENTO. L’area ex Italcementi è al centro della partita che si giocherà tra il Comune e l’Università (che da tempo chiede si sposti lì il polo fieristico per potere costruire la mensa all’ex Cte), ma anche degli equilibri politici all’interno della maggioranza. Ieri infatti, in commissione urbanistica, da parte dei tecnici, è emerso chiaramente che finché non ci sarà una bonifica e non saranno messe in sicurezza sia le ciminiere che la parete rocciosa retrostante, l’area è a forte rischio. L’ingegnere Franco Decaminada e il geologo Icilio Vigna, che hanno ricevuto l’incarico da parte di Patrimonio del Trentino, proprietaria dell’area, alla presenza del vicesindaco Paolo Biasioli e dei consiglieri sempre più stupiti, hanno esposto i problemi legati alla fruibilità dell’area, che non saranno risolti finché non si deciderà il modo di procedere per metterla in sicurezza. Come anticipato dal Trentino del 24 novembre, l’ingegnere Decaminada ha dato per assodato che le torri presentano molte fessurazioni ed il materiale con cui sono costruite (mattoni e calcestruzzo) è fortemente deteriorato per quanto riguarda la parete esterna, quindi le ipotesi da prendere in considerazione sono o la messa in sicurezza (600 mila euro per torre) o l’abbattimento con esplosivo (175 mila euro per torre) o con pinza idraulica (235 mila euro).
Anche per quanto riguarda la stabilità geologica della parete, non c’è stare tranquilli: secondo il geologo Vigna le ispezioni lungo la roccia hanno dimostrato punti di frattura per infiltrazioni d’acqua, ma anche per le faglie contrapposte di Schio e delle Giudicarie che lì presenterebbero punti di attrito. La conclusione, l’hanno tratta i due tecnici del servizio urbanistica del Comune, Lorenza Forti e Mario Gentilini, sostenendo che l’area è inagibile per una semicirconferenza dal raggio di 90 metri dalla parete, per il rischio caduta sassi. Non solo, per poter intervenire su quell’area, e quindi per poter dare l’autorizzazione a qualsiasi attività, Patrimonio del Trentino deve attendere la bonifica che spetta alla Piedicastello spa. E, per la bonifica, hanno chiarito ancora Forti e Gentilini, si devono stendere sul suolo 50 mila metri cubi dell’altezza di 1 - 1,50 metri. Non solo, per il presidente di Patrimonio del Trentino, Mario Agostini, anche la bonifica è a rischio se non si interviene per mettere in sicurezza chi andrà a lavorare.
Sui tempi, poi, per stendere il materiale, si calcola che siano necessari 8 mesi. Quindi, le conclusioni che hanno potuto tirare i consiglieri presenti è che non solo l’area non sarà agibile per l’adunata degli alpini (ci sarebbe dovuto andare un accampamento), ma anche per quanto riguarda il progetto del polo fieristico, i tempi si dilatano, giustificando la reazione del rettore Collini che sarebbe intenzionato ad utilizzare il piazzale Sanseverino se il Comune continuerà a dilazionare le scelte.
Massimo Ducati, consigliere delegato per l’adunata degli alpini, si è detto «basito» nello scoprire che l’area sarà inagibile. Ma è chiaro che da parte di tutti i consiglieri presenti non sono state risparmiate critiche ad una carenza di comunicazione da parte della giunta. Salvatore Panetta ha chiesto che si faccia una seduta straordinaria del consiglio per capire cosa si potrà fare in quell’area, visto che si è parlato di polo fieristico senza fare i conti con la bonifica, pur nota. Alberto Pattini si è detto preoccupato per le sostanze inquinanti, dato che anche le cisterne conterrebbero idrocarburi ed ha chiesto che si facciano tutte le analisi del caso. Vanni Scalfi ha commentato che i motivi per cui quell’area non potrà essere utilizzata dall’Università paiono evidenti, quindi ci si dovrà interrogare sul da farsi. Al vicesindaco Biasioli il compito di rassicurare, perché se la bonifica partisse a gennaio i tempi potrebbero essere sufficienti per l’adunata. È chiaro che all’interno della maggioranza i presupposti per nuovi attriti ci sono tutti.