«Ex Italcementi, l’area è a rischio crolli» 

Agostini (Patrimonio Trentino) anticipa lo studio geologico: «La parete ha gravi fessurazioni e le canne sono instabili»


di Sandra Mattei


TRENTO. L’area ex Italcementi torna al centro del dibattito, sollecitato dal rettore dell’Università Paolo Collini che attende dal Comune di Trento decisioni sullo spostamento di Trento Fiere. Ma la vera partita è non tanto se quell’area ospiterà il Polo fieristico e, come già annunciato, un nuovo studentato per 200 ragazzi e un parcheggio da 700 posti auto, ma se è ipotizzabile qualsiasi destinazione, delle tante passate in rassegna. In definitiva, la prima questione da capire è se l’area è sicura.

A prendere tempo, ieri, ci ha pensato l’assessore all’urbanistica del Comune, Paolo Biasioli, che ha chiesto all’Univerisità due anni perché si definisca il comparto che da piazzale Sanseverino colleghi la città alla riqualificata area da consegnare alla città. Salvo imprevisti che potranno essere chiariti con la riunione della commissione urbanistica in Comune, alla quale sarà riferito il risultato dell’analisi geologica commissionata da Patrimonio Trentino.

E la doccia fredda arriva proprio da alcune anticipazioni del presidente di Patrimonio Trentino, Mario Agostini. «Che l’area nella carta di sintesi geologica della Provincia sia tutta rossa, cioè di massimo rischio, non è un mistero, - esordisce Agostini - all’inizio dell’anno è uscita la nuova cartografia del pericolo provinciale, ma il Comune e il servizio geologico della Provincia ci hanno chiesto uno studio più puntuale della parete attraverso il rilievo laser scanner, delle prove di rotolamento e di una verifica diretta di un geologo calato lungo la parete. Questo studio non è completato, ma posso dire per certo che sappiamo che sulla parete ci sono fessurazioni tali, per cui un accampamento degli alpini non è pensabile metterlo in quell’area». Questa è la prima valutazione su cui si dovrà ragionare, par di capire, non solo per concedere sì o no l’area ex Italcementi per l’Adunata nazionale degli alpini di maggio, ma anche per tutte le altre partite che su quell’area di devono giocare.

Il presidente di Patrimonio Trentino però, aggiunge un altro elemento che fa capire come i tempi per l’agibilità dell’area si allungheranno.

Sentiamo. «Da valutare è, non solo la situazione della parete che incombe sull’ex Italcementi, ma soprattutto la stabilità delle ciminiere. E posso dire che c’è già una relazione dell’ingegnere Franco Decaminada che dice che bisognerà intervenire per rendere le canne staticamente coesive e solide. Abbiamo delle fotografie in quota che fanno vedere che le pietre sono tutte mangiate da tempo ed il cemento è fessurato. Se poi mi chiede quanto potrebbe costare l’intervento di consolidamento, un calcolo certo ancora non c’è, ma se pensiamo a quanto può costare l’intonaco di una casa e lo rapportiamo a due manufatti di 64 metri di altezza, diciamo che il costo si avvicina ad 1 milione per ogni canna. Ed anche ipotizzando che rendessimo le ciminiere stabili riempendole con un materiale, per fare un esempio, come il titanio, non potremmo avere la certezza che fossero comunque sicure, perché c’è sempre il rischio dei crolli della parete rocciosa».

Anche a proposito della stabilità della roccia che incombe sull’area, non c’è da stare tranquilli. «Il geologo Icilio Vigna - aggiunge Agostini - sostiene che la parete a sbalzo ha dei tratti di roccia staccati dalla montagna di dieci centimetri. Il geologo non può sapere quando si staccherà, ma sul fatto che avvenga un crollo non ci sono dubbi». Nella riunione della commissione urbanistica del 29 novembre, al Comune si presenterà la perizia statica conclusa dell’ingegnere Decaminada e si farà il punto della situazione dei rilievi del geologo. In definitiva Agostini precisa che alla richiesta dell’area per l’Adunata degli alpini, Patrimonio Trentino aveva assicurato la bonifica, che consisteva nel posare uno strato di materiale rinnovato che delimitasse il suolo. «Per fare la bonifica però - si chiede Agostini - si dovrà accedere all’area. E chi andrà a lavorare in quell’area, se non è sicura? E l’area per essere sicura dovrà avere o le canne bonificate o a terra...». Chiunque può trarre la conclusione. Va da se che gli alpini su quell’area non ci potranno stare.

Non solo. Il presidente di Patrimonio Trentino pone anche un interrogativo: «Le ciminiere - riflette - erano state inserite nel Prg del 2001 come patrimonio da salvaguardare per la loro valenza storico culturale. Patrimonio Trentino deve perseguire obiettivi collettivi coindivisi, ma forse è il caso di chiedersi se quei manufatti abbiano ancora una valenza tale, da volerci investire 2 milioni di denaro pubblico per la loro messa in sicurezza».

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