trento

Ex Euromix, l’ecomostro si svuota

Il Comune ha ordinato alla proprietà di smaltire i materiali. Sui 14 mila metri quadrati c’è l’interesse dei privati


di Chiara Bert


TRENTO. Avvolti dentro tute bianche da astronauta, il viso coperto da maschere anti-polveri, gli operai da due giorni si muovono tra i ruderi di quella che un tempo era la concessionaria Euromix di via Brennero. Riempiono di materiali enormi sacchi, come testimoniano le foto che pubblichiamo in questa pagina. Ieri sono comparse anche le ruspe, per pulire l’area esterna, e camion impegnati a trasportare in discarica il materiale edilizio.

L’ecomostro si svuota, pezzo dopo pezzo. A fine 2011 fu deciso d'urgenza un primo parziale intervento di abbattimento dell’edificio, in collaborazione tra Comune e polizia: via i piani e le pareti interne, via tutti gli infissi, in modo che il rudere non fosse più abitabile, ed eliminare così uno dei tanti rifugi di disperati della città, una terra di nessuno che spaventava i residenti della zona allarmati da presenze di giorno e di notte.

Lo scheletro della concessionaria era però rimasto in piedi, ormai tetra presenza del paesaggio lungo la statale del Brennero, pessimo biglietto da visita per chi entra in città da nord. Non più abitato, visto che è senza tetto e finestre, ma ancora pieno - a distanza di anni - di rifiuti e residui della parziale demolizione.

L’Agenzia provinciale per l’ambiente della Provincia aveva segnalato la situazione, e il Comune è quindi intervenuto con un’ordinanza - spiega il vicesindaco Paolo Biasioli - per imporre ai proprietari dell’area di liberarla dai calcinacci e da altre presenze interne, e di smaltire tutto.

I lavori di pulizia sono partiti in questi giorni, ma la demolizione che tutti attendono non sarà dietro l’angolo. Prima bisognerà attendere la riforma urbanistica provinciale, attesa a luglio in aula. «Quando sarà approvata, con il relativo regolamento, avremo la forza per intervenire nei confronti dei privati», ammette Biasioli.

La legge dell’assessore Carlo Daldoss, approvata due giorni fa in commissione, contiene un capitolo ad hoc sui cosiddetti ecomostri, quei manufatti impattanti, abbandonati da anni, che deturpano il paesaggio: la lista stilata dalle Comunità di valle e inviata in Provincia è lunga e al suo interno spiccano casi noti come appunto l’ex Euromix e l’ex Anmil a Rovereto. La linea adottata per favorire sono i crediti edilizi volumetrici: al privato, che oggi non demolisce per timore di perdere i suoi diritti a ricostruire, sarà riconosciuto un aumento della cubatura fino al 20%, con la possibilità di realizzare altrove parte dei volumi, in accordo con il Comune. Il Comune di Trento attende: «Se i proprietari manifestassero questa intenzione, sarebbe la concessione edilizia più veloce della storia», scherza l’assessore Biasioli. Più probabile che alla fine si attenda l’incentivo della riforma urbanistica.

Ma un qualche interessamento dei privati sull’area (una C5, con funzioni miste, residenza, commercio, uffici) c’è, conferma il vicesindaco. Più d’uno si è informato in Comune. Sono passati otto anni da quando, era il 2007, i 14 mila metri quadrati lungo via Brennero, di proprietà del commercialista Bruno Frizzera, furono acquistati da una cordata guidata dall'immobiliarista altoatesino Loris Todesco. Valore 20 milioni di euro, una riqualificazione annunciata come imminente: residenze, negozi, uffici e un grande parco pubblico. Ma dopo due anni l'area passò di mano a un fondo d'investimento, Raetia sgr, che coinvolgeva banche e privati. L'operazione di recupero non è mai partita, bloccata dalla crisi economica e dai costi di bonifica dei terreni, allora stimati in due milioni di euro.













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