Ex Atesina, in pericolo la statua di fra Silvio 

Il bassorilievo minacciato. Il progetto di riqualificazione dell’area mette a rischio l’opera realizzata dal frate scultore e dedicata a San Cristoforo. L’appello di un ex dipendente



Trento. In attesa di conoscere il progetto definitivo della riqualificazione dell’area ex Atesina, preoccupa il rischio che si possa perdere un’opera di valore come il bassorilievo che all’ingresso dell’ex rimessa ritrae San Cristoforo protettore degli automobilisti e dei viaggiatori. Si tratta di un’opera in gesso realizzata da Silvio Bottes, un frate artista originario di Brusino, autore di quasi 500 opere, tra le quali le più note sono la statua raffigurante “Il Moleta” a Pinzolo diventato simbolo del paese. A Madonna di Campiglio invece è del 1974 il monumento alla Guida Alpina. Poi tante le altre opere dalla scultura agli intarsi lignei, ai gessi tutte conferme della vena artistica di Fra Silvio Bottes scomparso il 21 settembre di tre anni.

«Si tratta di un’opera molto delicata e visto che è stata fatta in gesso non può essere smontata e ricostruita altrove. Per farlo bisognerebbe tagliare l’intera parete. Al momento non si sa nulla del destino dell’ingresso dell’ex Atesina – spiega Danilo Pederzolli, per 38 anni dipendente Atesina - ma se negli interventi di riqualificazione l’opera di Fra Silvio andasse distrutta, sarebbe davvero un peccato. L’opera è stata realizzata nel 1955 e fu benedetta dal vescovo di allora che, com’è stata tradizione fino al 1977, veniva a celebrare la messa di Natale in autorimessa. Sotto San Cristoforo sono passate generazioni di autisti. Per noi era rassicurante, un’immagine gradita». Ma già in passato ha corso dei rischi? «Sì, quando sembrava che a trasferimento ultimato si sarebbe demolito tutto. Raccogliemmo 250 firme e firmarono tutti e sa cosa mi lasciò di stucco? Il fatto che il personale più giovane non sapesse nemmeno di cosa di trattava. Fu allora che noi più anziani raccontammo la storia di San Cristoforo e dopo averla ascoltata, firmarono tutti». Adesso il bassorilievo, opera d’arte ma personalizzata per una realtà che non c’è più, aspetta di conoscere il suo destino. Cioè l’arrivo del progetto definitivo della riqualificazione dell’area ex Atesina per il quale bisognerà attendere ancora diverso tempo. La sua idea quale sarebbe? «Mi piacerebbe che l’ingresso restasse com’è e che da quella porta si continuasse a passare anche a riqualificazione finita. Con una breve descrizione si potrebbe raccontare la storia di San Cristoforo e di cosa c’era prima. In fin dei conti sarebbe l’unica testimonianza di architettura industriale di Trento».

All’apertura del Museo dei Trasporti di Via Innsbruck si era pensato di trasferire l’opera, ma l’idea fu bocciata perché considerata troppo ingombrante. D.P.

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