Emergenza freddo, pronti 202 posti a Trento
Il piano del Comune per l’accoglienza. Ci sono anche 260 posti in appartamenti e 118 posti “a progetto”
TRENTO. Sono arrivati i primi freddi, e con loro anche la necessità di dare attuazione alla fase invernale del piano di accoglienza per i senzatetto. Fino ad aprile, quindi, oltre ai 105 alloggi predisposti annualmente per l’accoglienza, saranno messi a disposizione altri 97 posti (85 destinati agli uomini e 12 alle donne), per un totale complessivo di 202 unità. Una cifra rimasta invariata rispetto a quella dello scorso anno: un numero congruo, secondo le informazioni raccolte dalla Provincia, di cui ieri si è fatto portavoce l’assessore Luca Zeni durante la conferenza stampa a palazzo Geremia.
Oltre a queste 202 unità sono dislocati, nel nostro territorio, anche 260 posti in appartamenti e 118 posti “a progetto” (offerti dalle strutture quali Il Sentiero, Casa Orlando e Casa Briamasco), che prevedono un percorso di reinserimento nella società delle persone in difficoltà. Il tutto, per un investimento complessivo di circa 4 milioni e mezzo di euro: 1,2 milioni tra enti del terzo settore e volontariato, 1,7 milioni per i posti in “progettualità”, 550mila euro per la mensa e il centro diurno presso il Punto d’incontro e infine un milione di euro per gli appartamenti. «Senza questi investimenti il costo sociale sarebbe molto più elevato – ha sottolineato l’assessore provinciale Zeni – e resta comunque un dovere della comunità quello di intervenire in maniera efficace per recuperare le persone emarginate». Interventi che vedono in prima linea le associazioni di volontariato, in stretta collaborazione con i Comuni di Trento e Rovereto, dove, secondo quanto dichiarato dall’assessore comunale Mauro Previdi, «si cercano di costruire progetti per il reinserimento degli emarginati, attraverso piccoli lavoretti, magari stagionali».
“Recuperare” e “reinserire” sono proprio le parole d’ordine: «La nostra politica è quella di accogliere le persone in difficoltà, ma anche di aiutarli a ricostruire una rete di relazioni», ha spiegato l’assessore comunale Mariachiara Franzoia. «Abbiamo visto che la coprogettazione è molto più efficace – ha detto – perché le persone che hanno vissuto l’emarginazione in prima persona sono più capaci di altri ad aiutare chi è in difficoltà oggi». Il lavoro di accoglienza e recupero, quindi, si divide in due fasi: durante la prima fase avviene un processo di accompagnamento e orientamento di chi ne fa richiesta, in un secondo momento si attivano le reti territoriali per il reinserimento lavorativo e per aiutare le persone a riallacciare le proprie relazioni familiari.
Un lavoro che, stando a quanto affermato da Giuseppe Palatucci (presidente dell’associazione Amici dei senzatetto): «Quella di Trento è la situazione migliore d’Italia, c’è un’attenzione incredibile da parte della Provincia. Però – ha voluto sottolineare – anche Trento ha il suo tallone d’Achille: noi, come associazioni, paghiamo 18mila euro ogni anno per l’affitto. Sono soldi della Provincia che, a conti fatti, vengono dati ai privati, e sarebbe il momento di dotarci di strutture gratuite». In merito, l’assessore Zeni ha precisato che stanno cercando di mettere a sistema il patrimonio immobiliare della Provincia.