Ecco la famiglia Dan: da 17 anni vive senza acqua corrente
La casa è lungo la strada per la Maranza, ha l’abitabilità ma i rubinetti sono vuoti: «Non si capisce chi deve intervenire»
TRENTO. I virtuosi del risparmio idrico, a Trento, hanno nome e cognome: sono la famiglia Dan. Da 17 anni vivono senz'acqua. Abitano sulla strada per la Maranza e non hanno alcun allacciamento alla rete pubblica. In giardino c'è una piccola cisterna che riempiono con le taniche. L'acqua la prendono da una fontana del Cimirlo, qualche bottiglia dalla fontana del cimitero di Povo ed anche dalle eccedenze idriche della cisterna del rifugio Maranza: «La paghiamo – dice Anna Maria Giordano, mamma di un ragazzo di 17 anni e di una bambina di 11. «A casa usiamo ogni goccia, senza sprechi».
La casa sulla strada per Maranza è in mezzo al bosco. Bianca e lilla, è amata e curata in ogni dettaglio, sia fuori che dentro. Solo che dal rubinetto della cucina non esce l'acqua. C'è la luce, ci sono i collegamenti alla rete igienica, ma in bagno si usa l'acqua della cisterna, alimentata da un generatore. «Da anni chiediamo di poter avere acqua corrente. E' un problema di pertinenze, credo, fatto sta che viviamo così, senza l'acqua in casa».
Maurizio Dan, capofamiglia, 53 anni di Trento, non fa mistero delle difficoltà, comprese quelle nel capire di chi sia la competenza per la soluzione del problema. «Guardi che la casa è in regola. Ha tutti permessi del caso. L'abitabilità ad uso igienico sanitario c'è da sempre. Non riusciamo a capire. La forestale ci aiuta, paghiamo per l'acqua che prendiamo dal rifugio Maranza quando questo ne ha in eccedenza. Accade però per pochi mesi l'anno».
La ricerca dell'acqua per la casa ha il sapore d'altri tempi: Maurizio che con le taniche va alla fontana del Cimirlo, a 4 km. «Per fortuna c'è la macchina – sorride Anna – Io a piedi non potrei farcela». Oppure la famiglia va alla fontana del cimitero di Povo, a 10 km. Dopo tanti anni la famiglia prende solo ciò che serve. «Sappiamo come risparmiare- continua Anna che di questa necessità ha fatto uno stile di vita. «L'acqua della cisterna arriva a casa tramite una pompa, la piccola caldaia interna la scalda. La doccia dura il tempo necessario. Minuti». Ci si lava. Ci si sciacqua. « Non è facile. Quando hai l'acqua non ti rendi conto del bene che possiedi, che puoi utilizzare. Se manca, ce ne è poca, cambia tutto. In cucina vado di bottiglie. Ogni quantità di cibo preparato ha la sua dose precisa di acqua, non una goccia in più, non una di meno. Lo stesso per lavare i piatti. Lo stesso per lavarsi i denti, per fare la lavatrice. Sempre con l'acqua della cisterna». In questa casa tutto si calcola in funzione dell'acqua. «Negli anni ho messo a punto una tecnica che garantisce zero sprechi». Anna è serena, come Maurizio. «Non vogliamo andarcene da qui, questa è la nostra casa. Vorremo solo l'acqua. E' un diritto» rimarca Maurizio che non sa più a chi rivolgersi per avere il servizio. «La competenza è comunale, il territorio di gestione forestale». La lezione appresa resta ed è stata trasmessa. «I miei figli hanno grande rispetto per l'acqua. Anche quando vanno in casa d'altri». Anna apre la bottiglia per fare la pasta.