Ecco il negozio dove si barattano i vestiti 

El Costurero a Gardolo: scambio di abiti senza soldi di mezzo. E poi corsi di cucito per recuperati capi usati


di Tommaso Zendron e Gabriele Nardin*


TRENTO. Avete mai pensato di acquistare dei vestiti scambiandoli con quelli di qualcun altro? Se la risposta è sì, sappiate che potete farlo a Trento, in via della Malvasia n° 75 in un locale chiamato El Costurero. Qui l’organizzatrice Sandra Toro programma degli incontri “swap”, ovvero di baratto dove chiunque può sostituire i propri abiti – in buono stato - che magari non vestono più bene oppure non piacciono. Un’iniziativa che soddisfa le persone con facilità, comodità e soprattutto senza sprechi. Sandra lancia una provocazione: «È importante saper riutilizzare e riciclare, ma ne siamo veramente capaci?».

Ripercorriamo le tappe. L’associazione nasce nel 2015 a Gardolo dalla passione di Sandra per i vestiti e per il cucito. Lei racconta come fin da bambina creava cuscini e centrini. Dopo aver studiato ingegneria elettronica e trovato un lavoro un paio d’anni fa ha deciso di licenziarsi per dedicarsi alla sua più grande passione. All’inizio vendeva i suoi lavori nei mercatini e più tardi ha fondato l’associazione. Ma non è finita qui: organizza e segue attivamente corsi di cucito personalizzati, affinché la gente riscopra come ricucire un bottone sul proprio cappotto o - per i più abili - creare nuovi abiti utilizzando vestiti che in molti getterebbero. Domani, ad esempio, si terrà una lezione per imparare a ricavare una borsa di cotone dalle lenzuola che non servono più nei nostri armadi. Quindi questa iniziativa si impone contro il consumismo moderno, insegnando un’arte che negli ultimi trent’anni è stata dimenticata. «È importante – spiega Sandra - che la gente riconosca il valore simbolico e affettivo di un vestito e la storia che può avere. Abbiamo fatto troppo a lungo affidamento sulle nostre nonne che con grande maestria ci rammendavano i calzini o rattoppavano un maglione. Così si riscoprirà questo mondo testando la propria manualità. Infatti ognuno trova il piacere nel costruire, inventare e sviluppare. Per di più questa idea rispecchia il bisogno di sentirsi indipendenti e autonomi (probabilmente anche per esigenze economiche) ma questo testimonia il nostro desiderio di seguire le orme dei nostri nonni. Infatti se la mia sapeva lavorare a maglia perché non posso riuscirci anch’io? . Questo progetto – sostiene Sandra - richiede grande passione ed energie, mie e di molti volontari, o meglio volontarie tra i trenta e i quarantacinque anni che condividono lo stesso sogno. Il prossimo obiettivo è dunque quello di coinvolgere anche uomini e giovani».

Una curiosità: il nome dell’associazione non è stato dato a caso; infatti il Costurero in spagnolo indica sia la scatola che contiene gli strumenti necessari per il cucito sia lo spazio pomeridiano dedicato alle attività di ricamo e filatura della lana.

*studenti del liceo Prati e stagisti al Trentino













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