Ecco gli ecomostri trentini da demolire
Sono 17 gli edifici segnalati dalle Comunità alla Provincia: ex fabbriche, ex hotel, magazzini, baite e ruderi abbandonati
TRENTO. Si va dalle ex fabbriche dismesse che sono pezzi della storia industriale del Trentino, a ex alberghi in montagna e al lago, passando per edifici abbandonati, baite, malghe e magazzini. Li chiamiamo «ecomostri». Non saranno il Fuenti, l’edificio abusivo più famoso d’Italia a cui si deve il termine, 34 mila metri cubi di cemento per 24 metri d’altezza che fino agli inizi degli anni 2000 hanno deturpato un tratto di costiera amalfitana. Ma sono comunque manufatti che da tanti anni deturpano il paesaggio.
Sono 17 quelli segnalati dai territori alla Provincia, che aveva chiesto alle Comunità di valle di stilare un elenco delle priorità in vista della riforma urbanistica che porta la firma dell’assessore Carlo Daldoss. La legge ha previsto un capitolo ad hoc sulle demolizioni: al privato, che oggi non abbatte per timore di perdere i suoi diritti a ricostruire, sarà riconosciuto un aumento della cubatura fino al 20%, con la possibilità di realizzare altrove parte dei volumi, in accordo con il Comune. Nella lista ci sono7 strutture pubbliche: l’ex Anmil di Rovereto, l’ex Alumetal di Mori, l’ex Marsilli a Trambileno, l’ex balera a Carano, lungo la statale 48, l’ex magazzino comunale e un garage a Faedo. Ma la maggior parte sono immobili privati: il complesso alberghiero Tavola Calda a Tremalzo (di una società pubblico-privata in liquidazione), l’ex fabbrica di latterizi “Copara” a Piano di Commezzadura (andata in parte all’asta), l’ex Masera traCastelnuovo a Scurelle, il rudere ex baita Schanzer in località Gardeccia a Pera di Fassa, l’ex colonia di San Giovanni Bosco in località Passo Cereda a Transacqua, la malga Laghetto a Lavarone, l’ex Hotel Ponale in frazione Biacesa a Ledro, l’ex stazione di Mostizzolo Cis e un insieme di edifici abbandonati a Rabbi.