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Dopo oltre trent’anni sei fratelli divisi si sono riabbracciati

La morte della madre aveva portato i bambini all’adozione. Dopo una lunga ricerca si sono ritrovati di nuovo a Trento


di Daniele Peretti


TRENTO. Essere sei fratelli e ritrovarsi dopo trent'anni con cognomi e vite diverse e far di tutto per non essere estranei. È la storia di vita di Giulio, Giorgio, Francesco, Claudio, Cristian e Giuseppe che si sono ritrovati ieri al Marinaio, per pranzare insieme per la prima volta dopo tanti anni. È successo che Celestina Fontana in prime nozze abbia avuto tre figli: Giorgio, Giuseppe e Claudio.

Al matrimonio segue la separazione e col secondo marito nascono Giulio, Cristian e Francesco. Famiglia numerosa e felice fino a quando nel 1984 la mamma Celestina Fontana muore e la situazione passa in mano alle assistenti sociali. La nonna Maria Pinazza che oggi ha 99 anni, li vorrebbe tenere tutti insieme, ma non altrettanto la burocrazia che non ne riconosce l'idoneità a causa dell'età - allora aveva 70 anni - e a nulla serve la dichiarata disponibilità a collaborare dei famigliari.

Così la famiglia viene di fatto spaccata: Giorgio, Giuseppe e Claudio restano dalla nonna e conservano il cognome Poloniato. Mentre Giulio, Cristian e Francesco vengo portati in un istituto in Piemonte in attesa di un'adozione. La nonna però non li lascia e vorrebbe continuare a seguirli anche distanza. Impossibile, perché i bambini in adozione devono tranciare i legami con le loro origini e di fatto viene impedita ogni possibilità di contatto.

L'adozione, il cambio di cognome fanno il resto ed i sei fratelli sono dispersi. La vita fa il suo corso e per fortuna che le famiglie adottive piemontesi restano tra loro in contatto, permettendo a Giulio, Cristian e Francesco di frequentarsi. «Per mettere insieme i cocci ho impiegato 21 anni - ci dice Francesco che con la moglie Carla è stato l'artefice dell'incontro di ieri - e non è stato per nulla facile. Per avere le informazioni da parte dell'Istituto e per poter richiedere l'estratto di famiglia al Comune di Trento, mi sono dovuto rivolgere al Tribunale che ha esaminato la nostra posizione, valutando anche la nostra capacità psicologica di poter reggere l'emozione del possibile incontro. Conclusi tutti i passaggi ho mandato una mail di richiesta al Comune di Trento che mi ha risposto inviandomi il certificato».

Pareva fatta, solo che in quel certificato c'era un solo indirizzo e Francesco non ha avuto la forza di scrivere: « Avevo paura di un rifiuto o di non essere creduto. Eravamo troppo piccoli per avere dei ricordi comuni ai quali aggrapparsi e temevo che non mi prendessero in considerazione». Fortunatamente la moglie prende in mano la situazione e scrive a Giorgio, risposta positiva a stretto giro di posta e da li partono le telefonate e l'idea di ritrovarsi tutti insieme dopo tanti anni.

Purtroppo nonna Maria non è in grado di prendere parte attiva a questa festa, ma i fratelli hanno una certezza: «Ci siamo ritrovati tutti attorno al suo letto e le abbiamo parlato. Siamo convinti che nel profondo abbia capito cosa stava succedendo e quelle singole carezze che ci ha fatto, per noi ne sono la conferma. Altro non poteva fare, ma siamo felici anche per lei». Ieri mattina l'appuntamento era al Marinaio . Un aperitivo per rompere il ghiaccio, poi il pranzo concluso col taglio di una torta con la scritta «Bentornati»: una parola che racchiude in sé la felice conclusione di una triste storia umana superata nella vita di tutti i giorni, ma non nei cuori dei sei fratelli che furono Poloniato.













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