Dolomiti, grossa frana sullo Sciliar

Spaventoso crollo di roccia e pietre questa mattina su Cima Euringer sul gruppo dello Sciliar, nel comune di Castelrotto, sopra la frazione di Siusi. Sfiorati due alpinisti



CASTELROTTO. Spaventoso crollo di roccia e pietre questa mattina su Cima Euringer sul gruppo dello Sciliar, nel comune di Castelrotto, sopra la frazione di Siusi. Una prima scarica di detriti si è registrata verso le 8.30. Una seconda alle 10.30. Da una prima analisi dei geologi sembra che il crollo sia avvenuto sulla punta della cima, accanto ad una via alpinistica. Due alpinisti sono stati sfiorati dalle pietre ma senza riportare conseguenze. Secondo gli uomini del soccorso alpino di Siusi si tratta di uno smottamento di grandi dimensioni, del tutto inusuale per la zona.

La doppia frana è caduta in una delle zone belle (e più battute da alpinisti ed escursionisti) dell'Alto Adige, tra le guglie del Santner (2414 metri di quota) e dell'Euringer (2934), nel gruppo dello Sciliar. Le due torri formano una de delle immagine classiche, da cartolina, delle Dolomiti. La prima scarica verso le 8.30 si è staccata sotto l'Euringer: tre massi di grandi dimensioni accompagnati da una pioggia di pietrisco.

La seconda frana alle 10.30, di dimensioni ancora più grandi. In tutto, secondo una prima stima dei geologi, 2 mila metri cubi di roccia. Il distacco ha investito anche una delle vie più frequentate dagli alpinisti. Due guide alpine di Castelrotto che stavano accompagnando un cliente sono state sfiorate dalle pietre. Nessuno ha riportato ferite. Tutta la zona è stata interdetta. «Ci sono ancora degli smottamenti», spiegano i tecnici. Cinque altri alpinisti che stavano risalendo cima Santner sono stati recuperati dagli elicotteri, visto che la via per la discesa era stata bloccata dalla frana.

«Mai visto uno smottamento di queste dimensioni - osservano gli uomini del soccorso alpino di Siusi -. Fino ad ora eravamo abituati solo a piccole scariche di pietre». Intanto, cresce la preoccupazione in Alto Adige. Solo una settimana fa 80 mila metri cubi di roccia si erano staccati dopra Parcines, all'inizio della Val Venosta.

L'ultimo episodio consistente prima di quello di Parcines risale proprio all'agosto dell'anno scorso, quando era crollata una torre dolomitica sul Sassopiatto, a circa 2.600 metri di quota. Colpa del caldo, aveva sentenziato Ludwig Nossing, il reponsabile del servizio geologico della Provincia che aveva effettuato il sopralluogo. La frana ha interessato un torrione di circa 35 metri, che si è sbriciolato trasportando a valle 700 metri cubi di materiale.

Un distacco notevole: «Ma non c'è da sorprendersi - commenta il geologo - la settimana scorsa ci sono stati numerosi episodi analoghi in tutte le Alpi: il fenomeno non riguarda solo le Dolomiti». Colpa del caldo? «Normalmente, ed è il caso del Sassopiatto, sono i versanti a Nord ad essere interessati a questi crolli: quando la temperatura è molto elevata, com'è accaduto nel mese di luglio, viene intaccato il permafrost (strati di ghiaccio ndr) che fa da collante negli strati interni della roccia».

La conferma era arrivata dai dati trasmessi dai rilevatori posizionati in val Senales, dove il calore risulta essere penetrato nella roccia per 4 metri. Dopo il sopralluogo sul Sassopiatto, il servizio geologico ha deciso di mantenere chiusa la ferrata Schuster, il cui tracciato è stato investito in pieno dalla frana: i cordini metallici risalivano proprio nel punto in cui c'è stato lo scarico di materiale.

Il più grosso crollo dolomiti, nell'ottobre del 2007: oltre 60 mila metri cubi di roccia si erano staccati dalla Cima Una (2.598 metri), nelle Dolomiti di Sesto. L'intera Val Fiscalina era stata  avvolta da una fitta nuvola di polvere calcarea. Nessun ferito, molta paura.













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