COMMERCIO

Divide la spesa a Santo Stefano

Pavana (Sait): «Non è ancora deciso, ma valuteremo con il personale». Burli (Cgil): «Un’assurdità»


di Luca Marognoli


TRENTO. Fa discutere la decisione del Sait di tenere aperti alcuni punti vendita il giorno di Santo Stefano. Da un lato c’è una società - e un approccio al consumo - che cambia a velocità supersonica, dall’altro il tentativo di una certa parte dei lavoratori (perché chi è disposto a lavorare anche nei giorni festivi c’è) di rivendicare il diritto a mangiare il panettone con le proprie famiglie invece che di venderlo anche il giorno dopo Natale.

Due visioni che, anche in passato, sono apparse spesso inconciliabili: basti pensare alla campagna che la Fisascat Cisl conduce da anni contro le aperture festive delle grandi catene (per la verità senza molti risultati ma è la lotta di un Davide che sfida i Golia del commercio).

«Noi stiamo valutando se questa sarà la strada da percorrere», spiega Luigi Pavana, direttore del Sait. «Certo abbiamo qualche competitore che la segue già e facciamo le nostre verifiche. Ma non abbiamo ancora preso decisioni definitive».

La stampa è accusata di metterci lo zampino. «Quando abbiamo chiuso il primo di novembre con regolarità e determinazione, siamo stati presi per il naso dai giornali. Ora siamo criticati per ragioni opposte. Ma se si cerca il ring non mi sottraggo...». Il fatto è che questo tema crea regolarmente contrapposizioni e il giornale vuol dare voce a tutte le opinioni. «Guardi, l'idea di aprire a turno nei festivi è di Sait: l'abbiamo lanciata per primi. Ci siamo detti: perché non fare un ragionamento analogo alle farmacie? Basta usare lo stesso sistema. Bisogna fare ragionamenti, non battute. Lunedì (domani, ndr) ci troveremo proprio per parlare degli orari delle festività. Abbiamo messo in preallarme i nostri dipendenti, ma nulla è deciso. Anche perché ci vuole l'accordo del personale: prima ci accertiamo di avere un'adesione da parte dei colleghi». E il primo di gennaio? «No, non credo proprio che apriremo quel giorno. Stiamo facendo queste discussioni solo perché se ne parla su Trento a Rovereto. Tutte le località turistiche del Trentino aprono sempre e di quei lavoratori non si è accorto nessuno... C'è un problema anche di competitività e dobbiamo compenetrare gli interessi della gente con quelli dei lavoratori».

Il segretario della Cgil Paolo Burli considera malaugurata l’ipotesi di lavorare il giorno dopo Natale: «Sono decisamente contrario», afferma. «Credo che si debba mettere termine a questa apertura incondizionata. Dobbiamo sederci tutti attorno a un tavolo e fare un ragionamento: il reddito delle famiglie è quello che è, in netta riduzione. E non mi pare che aprire la festa sia un incentivo all'acquisto. Capisco che anche la grande distribuzione soffra, ma non è così che si risponde. Sarebbe opportuna invece una regia provinciale, in modo che si dica: queste sono le catene, possiamo tenere aperto anche tutte le domeniche ma a turno. Si risparmierebbe sul costo da lavoro, ci sarebbe una regolamentazione chiara e trasparente e daremmo il segnale di andare sia verso i lavoratori che verso dei rapporti commerciali basati sul rispetto di un equilibrio che dobbiamo raggiungere come comunità. Ma Santo Stefano no: è incomprensibile: non credo che il problema sia di trovare il pane fresco o un cespo di insalata».













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