«Diossina nelle pecore: non c’è allarme»
Il responsabile del servizio veterinario della Bassa Valsugana Turra: «I nostri controlli non hanno mostrato valori anomali»
BORGO. L'allarme lanciato dal Comitato 26 gennaio è chiaro: c'è diossina nel fegato delle pecore della Bassa Valsugana. Un allarme di non poco conto che però, in qualche modo viene smorzato dal servizio veterinario provinciale. «Riteniamo che la situazione sia sotto controllo», commenta, infatti, Giovanni Battista Turra, direttore del servizio veterinario della Valsugana. «Proprio in conseguenza dell'allarme a suo tempo lanciato riguardo gli inquinamenti legati ad emissioni dell'Acciaieria - spiega il veterinario - avevamo fatto delle analisi su erba, uova, lumache e trote, del territorio comprandole con quelle di altre zone, ma avevano dato risultati omogenei sul territorio provinciale ed entro i limiti riguardo a presenze di diossine e metalli pesanti. Insomma non c'erano risultati tali da far pensare ad una situazione anomala. L'unica anomalia riscontrata aveva a che vedere con la struttura di un pollaio, e quindi non legata a cause esterne, rapidamente risolta».
La domanda che sorge spontanea è: cosa sta facendo ora il servizio veterinario pubblico? «Stiamo facendo dei controlli a campione secondo quanto indicato nel Piano nazionale residui - risponde Turra -. Gli isterismi di qualcuno non giustificano numeri più di campionatura rispetto a quelli previsti dalle indicazioni nazionali. L'eventuale presenza di metalli pesanti oltre certi livelli avrà però come conseguenza la ulteriore ricerca specifica di presenza di diossine».
Il veterinario spiega poi il motivo per il quale le ricerche di fatto inquinanti si fanno nel fegato. «E' un filtro nel quale tutto si depositata e più un animale è vecchio più i residui possono essere presenti. Per questo va sempre valutata bene la storia dell'animale controllato per capire cosa possa aver inciso nella presenza di questa o quella particella. Inoltre va considerato che nel corso degli anni è cambiato il livello di accettabilità delle emissioni industriali e quindi della presenza degli inquinanti negli animali». Insomma, non pare un errore quello del Comitato 26 gennaio di aver puntato le ricerche su di un animale di 10 anni. «Infatti, non è sbagliato», conferma Turra che aggiunge: «Quanto l'animale è giovane non dovrebbe essere contaminato. L'eventuale presenza di metalli pesanti fa sempre scattare l'allarme».
Turra ricorda che «attualmente stiamo completando i prelievi su ovini, caprini e bovini per la ricerca di eventuali capi contaminati dalla brucellosi. Lo facciamo in primavera prima della partenza dell'alpeggio così che se si trovano capi contaminati si può senza problemi mettere sotto sequestro le bestie all'alpeggio sottoponendole alla profilassi necessaria per eliminare i contagi». Turra poi ricorda che «le pecore in Valsugana sono 25mila in 24 greggi».
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