Diffamano su Instagram una 16enne: indagati 6 minori
Nei guai sei giovani che prendevano di mira pesantemente la loro coetanea La ragazza si è rivolta alla polizia. Il capo della Mobile Ascione: «Non è goliardia»
TRENTO. Offendono pesantemente una ragazzina su Instagram, sei ragazzi trentini, minorenni, indagati per diffamazione aggravata. Si erano conosciuti ad una festa, in una valle del Trentino. Lei, una giovane compaesana di 16 anni, aveva stretto amicizia con quei ragazzi. Una bella serata, nuovi amici, suoi coetanei. Una volta ritornati a casa, in paese, i sei ragazzini e la nuova amica avevano creato un gruppo Instagram. Un modo per tenersi in contatto, scambiare impressioni, storie, pezzi di vita quotidiana. Solo che, dopo qualche tempo, le parole del gruppo dei sei amici avevano preso una strana piega. Dall’amicizia stava nascendo una vera e propria campagna di diffamazione, a causa di un post. La giovane veniva insultata con epiteti, offesa, definita di facili costumi. Le parole non erano queste, erano molto più pesanti. Usate con la forza dell’offesa infamante sulla base di chissà quale percezione. La giovane trentina però, ha avuto il coraggio di raccontare tutto alla polizia, che non ha preso l’accaduto affatto alla leggera. «Non è goliardia. Comportamenti come questo possono portare anche a gravi conseguenze. Lo abbiamo già visto, purtroppo». Salvatore Ascione, capo della Mobile di Trento e capo di Gabinetto facente funzioni, parla di questa come di una vicenda emblematica. «I social vanno usati bene».
L'accusa, per i sei ragazzi, è di avere creato un post con frasi che descrivevano la giovane come una poco di buono su Instagram Stories, una storia di quelle che si autodistruggono dopo 24 ore, a cui hanno collegato sia la ragazza che il fidanzato, rendendolo quindi visibile anche agli amici dei due. «È importante capire -sottolinea Ascione- che non si tratta di un gesto goliardico, ma che può avere conseguenze nel tempo sulla vita delle persone. Perché in Internet le cose restano: in questo caso qualcuno avrebbe potuto fare uno screenshot, cioè una foto di quel post, e diffonderlo anche dopo». Per questo a casa dei ragazzi è arrivata la polizia. L’uso consapevole dei social viene promosso con diverse iniziative, dalle forze dell’ordine locale. Il cyberbullismo, viene detto, va fermato alla radice, partendo dal coraggio di denunciare.