«Dieselgate» in Trentino si va verso l’archiviazione
Per la procura non c’è stata alcuna truffa ai danni dei quattro automobilisti che avevano querelato la ditta tedesca dopo lo scandalo delle emissioni
TRENTO. In quattro avevano presentato querela contro la Volkswagen. Si sentivano clienti truffati dalla casa automobilistica tedesca coinvolta nel «dieselgate». E siccome le macchine (una Skoda, una Polo e due Tiguan) le avevano acquistate in Trentino, le querele le avevano presentate alla procura di Trento. Quattro querele simili anche se in un caso invece dell’ipotesi di reato di truffa, veniva avanzata quella di frode in commercio. Quattro querele per le quali il pubblico ministero che le ha valutate, ha chiesto l’archiviazione perché il comportamento della ditta tedesca non avrebbe comunque arrecato nessun danno a chi ha comperato le vetture marchiate Volkswagen. E questo per tre ordini di ragioni: le macchine erano comunque in grado di svolgere la funzione per cui erano state acquistate, gli automobilisti non hanno corso il rischio di subire limitazioni alla circolazione e neppure quello (ipotetico) del deprezzamento del veicolo. E che il vero danneggiato sarebbe solo l’ambiente.
Per la procura perché possa esistere il reato di truffa devono sussistere gli artifici e i raggiri, l’induzione in errore, il conseguimento di un profitto e il danno alle persone offese. Nel caso in specie, i comportamenti artificiosi sarebbero consistiti nell’aver nascosto che le auto vendute in quel particolare periodo avrebbero prodotto emissioni di ossido di azoto nell’atmosfera superiori a quelle ufficialmente dichiarate. Auto che sarebbero state dotate di un sotfware in grado di limitare le emissioni solo in fase di test e non a regime. Secondo le verifiche fatte, dunque non ci sarebbe mai stata un’eccedenza nel consumo di carburante durante il «normale» utilizzo della macchina. E quindi il raggiro non può essere stato nel maggior consumo di carburante o nell’alterazione delle prestazioni del motore, perché queste situazioni non si sarebbero mai verificate. E la Motorizzazione avrebbe anche spiegato che non ci sarebbero potuti essere eventuali problemi in fase di omologazione in Italia perché le strumentazioni non rivelano il valore dei nitrati, ma solo l’opacità dei fumi discarico. E quindi, in base alla normativa vigente, non c’è neppure l’astratta possibilità che le macchine interessate dal dieselgate possano subire delle limitazioni alla circolazione in Europa. In alcune querele veniva anche avanzata la possibilità che la vicenda potesse causare un deprezzamento delle macchine e quindi un minor guadagno in caso di vendita del veicolo. Un’ipotesi che è stata affrontata dal pubblico ministero e che motiva la sua decisione di chiedere l’archiviazione delle querele anche su questo punto. Spiegando come il responsabile delle analisi di mercato di «Quattroruote», sentito sul caso, abbia spiegato che il dieselgate non ha modificato le valutazioni di mercato dei veicoli coinvolti nella vicenda. Non solo. I dati dimostrano che nel gennaio 2016 le immatricolazioni di vetture marchiate Volkswagen hanno fatto registrare un incremento di oltre il 20 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Insomma per la procura le quattro querele presentate contro il legale rappresentante della ditta tedesca e il suo predecessore, sono da archiviare. Sul caso ora la parola passa al giudice per le indagini preliminari.
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