sanità

Deroghe ai punti nascita il ministro Lorenzin apre

Il decreto dà al comitato tecnico 90 giorni di tempo per esprimersi sulla richiesta di Trento e Bolzano. L'assessore Luca Zeni: «Fissato un percorso rapido, è un grande passo avanti»



TRENTO. Il ministro della salute Beatrice Lorenzin mantiene la promessa, fatta durante l’incontro di un mese e mezzo fa con i governatori Rossi e Kompatscher e gli assessori Luca Zeni e Martha Stocker, in merito al futuro dei punti nascita sotto i 500 parti all’anno (Cles, Cavalese, Arco e Tione). L’11 novembre ha firmato il decreto che affida al Comitato percorso nascita nazionale (un comitato di tecnici, che la ministra ha integrato con la dottoressa Maria Vicario, presidente della Federazione dei collegi ostetriche) il compito di esprimere un parere sulle richieste di deroga avanzate dalle Regioni e dalle Province di Trento e Bolzano. Il decreto fissa tempi rapidi: il comitato avrà 90 giorni, dalla trasmissione delle richieste, per esprimersi.

Non è un sì alle deroghe - che in più occasioni Lorenzin ha seccamente bocciato in nome della sicurezza di madri e neonati - ma è certamente un passaggio che apre alla possibilità di sperimentazioni, come chiesto da Trento e Bolzano e da altri territori montani dopo le 50 mila firme raccolte in Trentino contro la chiusura delle sale parto di valle. Un tema che ha spaccato la maggioranza, con l’Upt salita sulle barricate, e che ha portato alla sostituzione in giunta di Donata Borgonovo Re.

«Il decreto ci era stato anticipato nell’incontro di inizio ottobre - spiega l’assessore alla salute Luca Zeni - oggi siamo soddisfatti perché viene fissato un percorso che avrà tempi celeri. È un grande passo avanti. Già nei prossimi giorni ci muoveremo coordinandoci con Bolzano per avere più forza». Il comitato percorso nascita provinciale avrà il compito di presentare la richiesta, decrivendo in sede nazionale il contesto trentino, con il suo territorio di montagna, le distanze tra le valli e il capoluogo, la presenza dell’elisoccorso e i parti a rischio già dirottati tutti sull’ospedale di Trento.

Esulta da Roma il senatore Franco Panizza, vicepresidente dell’intergruppo parlamentare per lo sviluppo della montagna: «Il decreto è la pre-condizione per introdurre anche in Italia modelli sperimentali di erogazione del servizio di ostetricia già esistenti in altre zone montane d'Europa, come Svizzera, Austria o Germania, dove lo standard non è legato al numero dei parti per singolo ospedale ma è affidato alla formazione e alla elevata casistica delle équipe mediche ed infermieristiche. Si aprono in questo modo le strade per una iniziativa dal basso che, attraverso le Regioni e le Province autonome che vorranno cimentarsi in questa sperimentazione, possa consentire anche all'Italia di raggiungere gli standard già presenti in altri paesi europei».(ch.be.)













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