Dal tribunale di Cavalese spariti tutti gli arredi 

L’esposto di tre consiglieri comunali: «È un saccheggio dei beni pubblici» Fra i mobili c’erano anche pezzi di antiquariato e una splendida cassaforte



TRENTO. La sezione distaccata del tribunale di Cavalese è chiusa dal settembre 2013, quando ha seguito lo stesso destino degli altri tribunali periferici del Trentino. La sede era nella centralissima piazza Verdi e il palazzo fa angolo con via della Pretura a ricordare che sì, fu anche pretura. Di questo passato non resta nulla. Ma proprio nulla stando all’esposto che è stato presentato in procura (quella di Trento) da tre consiglieri comunali del capoluogo fiemmese, ossia Beppe Pontrelli, Franco Corso e Bruna Dalpalù. Un esposto nel quale i tre chiedono di fare chiarezza sulla sparizione di tutti gli arredi che riempivano fino a qualche tempo fa le sale del palazzo dove si amministrava la giustizia. Tutto sparito, viene denunciato, anche alcuni pezzi di arredamento che avrebbero potuto far la gioia di antiquari. Come la cassaforte asburgica o qualche pezzo Biedermeier originale.

«A seguito della chiusura, e dopo aver svolto le opportune ricerche del caso - spiegano i tre consiglieri - non siamo riusciti a rintracciare né arredi, in tutto o in parte, né i responsabili dell'attività di smaltimento. L'arredo e la sede era d'epoca e certamente può aver suscitato l'interesse di qualche mercante d'arte antiquaria. Ovviamente ci preoccupa il saccheggio dei beni pubblici che spesso pare avvalersi del titolo di bene pubblico per consentire le più disparate distrazioni che si realizzano approfittando del dato equivoco sulla precisa identificazione del responsabile della custodia. La sparizione di beni, il cui reale valore è ingente, comunque non trascurabile, integra, a seguito della loro sparizione, il reato di furto, ovvero quello di peculato, a seconda della figura di chi lo abbia portato a compimento. I beni dello Stato - concludono i consiglieri - sono spariti: il fatto è certo e non dovrebbe essere difficile, trattandosi della prepotente predazione di interi arredi di sale di udienze ed uffici, beni pesanti e voluminosi». Questo l’esposto presentato dai tre che chiedono che siano fatti tutti gli accertamenti necessari per capire e ricostruire quello che è successo. Una chiarezza necessaria visto che la situazione che viene denunciata è molto grave. A sparire, infatti, come è sottolineato nell’esposto, non solo oggetti potenzialmente di valore, ma oggetti che appartengono alla Stato. E quindi, un po’ a tutti noi.













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