Contromano in tangenziale: Dejaco patteggia due anni
L’uomo, di Selva Gardena, provocò l’incidente a Trento nord che costò la vita alla sorella Ida e al noto barista Franco Prada
TRENTO. Il 24 ottobre dello scorso anno imboccò la tangenziale di Trento contromano provocando un gravissimo incidente con tre morti. Ieri in tribunale a Trento, davanti al giudice Marco La Ganga, Giovanni Dejaco, 69 anni di Selva di Val Gardena, ha patteggiato in sede preliminare due anni di reclusione con la sospensione condizionale della pena. L’uomo era incensurato e ha potuto godere del massimo della riduzioni di pena anche grazie ai risarcimenti riconosciuti dall’assicurazione della vettura.
Giovanni Dejaco era accusato di omicidio colposo plurimo e, codice penale alla mano, rischiava sino ad un massimo di 15 anni di reclusione. L’anziano sta vivendo le conseguenze di questa disgrazia con un pesante senso di colpa. Nell’incidente persero la vita sul colpo Franco Prada, barista di 75 anni che si stava recando al lavoro a Trento, Ida Dejaco (sorella dell'imputato di 65 anni) e Giuseppina Mussner , amica di famiglia di 85 anni. La mattina della tragedia Giovanni Dejaco stava viaggiando, assieme alla moglie , alla sorella e ad un’amica di famiglia, alla volta di Abano.
La dinamica dell'incidente venne ricostruita dalla polizia della strada di Trento. Emerse che Dejaco, a bordo della sua utilitaria uscì dall'autostrada a Trento nord imboccando la bretella che dal casello porta verso la tangenziale. Mantenne però la destra anche dopo la curva e, quindi, non facendo in tempo a portarsi sulla corsia di sinistra, quella diretta verso Padova. Restando sulla destra si immise in direzione sud, ovvero verso Verona. Probabilmente si rese conto di avere sbagliato strada già sulla rampa di immissione sulla tangenziale pensando di risolvere il problema con una successiva inversione a U che portò al terribile schianto con l'auto di Franco Prada.
Nell’impatto, come detto, persero la vita sul colpo tre persone ma rimasero gravemente feriti anche lo stesso imputato e la moglie. Sotto il profilo psicologico Giovanni Dejaco non si è mai perdonato l’errore. Dopo un periodo di profonda prostrazione psicologica si è ripreso ed ha voluto affrontare il processo e farsi carico delle sue responsabilità. Difeso degli avvocati Nicola Nettis ed Elena Artioli, l’imputato è riuscito (grazie all’incensuratezza, le attenuanti generiche ed il danno risarcito agli eredi delle vittime) a contenere la pena in due anni con condizionale. ©RIPRODUZIONE RISERVATA