L'INTERVISTA donatella conzatti commissione femminicidi 

«Contro le violenze prevenzione e punizione» 

Il caso della settimana. La senatrice è vicepresidente dell’organismo di Palazzo Madama: «In Trentino dati in aumento perché è una delle poche realtà che ha un’attenta mappatura»



Trento. i dati dicono che in trentino le violenze sulle donne sono in aumento. ma qui questa tristissima contabilità viene fatta, aspetto che pressochè ovunque è ignorato. e, soprattutto, in trentino vengono messe in atto pratiche di contrasto al fenomeno che ci vendono all’avanguardia in italia. ne parliamo con la senatrice azzurra donatella conzatti che, a palazzo madama, è vicepresidente della commissione d’inchiesta sul femminicidio, nonchè su ogni forma di violenza di genere.

Senatrice Conzatti in Trentino aumentano le denunce per stupri, stalking e maltrattamenti.

Diciamo però che qui i dati ci sono anche perché è stato fatto un percorso molto virtuoso anche con l’Università. Noi siamo una sorta di situazione pilota a livello nazionale. In larga parte d’Italia non c’è un monitoraggio. Noi, come Commissione, vogliamo creare una mappatura del fenomeno a livello nazionale. Il fatto che ci sia un incremento di denunce io lo leggo, anche, in modo positivo.

Vuole dire che si ha più coraggio di venire allo scoperto, di non tacere?

Proprio così. Purtroppo le violenze in famiglia, quelle sulle donne, ci sono sempre state. Ora c’è la consapevolezza che è un modello di comportamento sbagliato e anche il contorno famigliare non è più disposto a coprire questi fatti. I dati nazionali, quelli della precedente Commissione, ci dicono che una donna su tre, tra i 16 ed i 70 anni, ha subito qualche forma di violenza. Ancora più grave è il dato sui femminicidi: un caso ogni due giorni e mezzo.

Su che tipo di approccio al fenomeno vi state indirizzando?

Ci applichiamo su tre filoni. La convenzione di Istanbul, recepita nel 2013 dall’Italia, ci dice di lavorare sulle tre P: prevenzione, protezione e punizione. La prevenzione passa dalla formazione degli operatori (ed in Trentino si sta facendo un grande lavoro) e degli stessi formatori. Fondamentali i corsi nelle scuole: il no alla violenza si insegna su banchi.

Per protezione a cosa si riferisce?

Anche qui la Provincia è all’avanguardia. Si guarda al cosiddetto modello “Scotland” e lo si sta sperimentando. Quando una persona denuncia una violenza o si rivolge alle case rifugio, viene verificato quanto rischi per la propria incolumità: dal rischio massimo, quello della propria vita, o ad un grado più gestibile. Ma la persona non viene lasciata sola, ma controllata, nella fase più delicata, quella subito dopo la denuncia del proprio persecutore. Il tutto con uno team strutturato che si prende in caso la persona e che è coordinato dalla vicequestora Maggio.

Resta la punizione.

Ci sono norme precise ma va fatto dialogare di più il processo penale con quello civile. G.T.













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