Contributi per l’Africa inchiesta della procura
Nel mirino cinque associazioni, indagati per truffa anche i legali rappresentanti Il danno sarebbe stato di 560 mila euro. La difesa: mai commesso reati
TRENTO. Contributi provinciali chiesti e ottenuti in virtù di progetti a favore dell’Africa. Progetti che però non si sono trasformati in scuole, banche o allevamenti di polli. Con l’accusa di truffa sono stati iscritti nel registro degli indagati i legali rappresentanti di quattro associazioni che hanno sede in Trentino mentre per un quinto l’accusa è quella di malversazione. E il danno alle casse provinciali quantificato dalla procura (se ne occupa il procuratore capo Amato) è di poco inferiore ai 560 mila euro. La bomba è esplosa ieri con la notizia di un’inchiesta che ancora una volta si occupa di come sono stati usati - o non usati - gli aiuti elargiti dalla Provincia nel capitolo della solidarietà internazionale. Un’inchiesta partita dalla Provincia che - durante i controlli sull’utilizzo del denaro concesso - si è accorta di gravi irregolarità e revocando da parte sua i contributi, ha segnalato il tutto alla procura.
Le associazioni coinvolte sono la «Iabi» che segue una serie di progetti in Costa d’Avorio che vanno dalla creazione di un polo scolastico alla potabilizzazione dell’acqua, e poi la «Usia» che avrebbe dovuto dar vita, sempre in Costa d’Avorio, ad un allevamento di polli e ad una banca di credito cooperativo. E poi ancora la «Ebe» con il progetto di un pozzo e di una scuola in Guinea Bissau, e «Casvi» occupata anche questa in Costa d’Avorio e ancora «Un sorriso per la vita».
Indagati come detto i legali rappresentanti ma anche le associazioni stesse in virtù della responsabilità amministrativa indicata nell’articolo 24 della legge 231 del 2001. Le cifre contestate sono importanti. La parte più importante la fa la Iabi con 278 mila euro, poi la Ebe con 155 e quindi Un sorriso per la vita con 58, Casvi con 50 mila e Usia con 17 mila e 500. L’inzio di questa storia è rappresentanto dalla missione della Provincia in terra d’Africa per verificare l’avanzamento dei lavori per i quali erano stati dati e accordati dei contributi. Una missione che avrebbe evidenziato della «irregolarità di gravità tale da comportare violazioni dei requisiti e delle condizioni stabilite dalla normativa del settore». Le associazioni interessate al procedimento di revoca dei contributi hanno fatto le loro controdeduzioni che non hanno convinto i funzionari provinciali. Controdeduzioni nelle quali sarebbero mancate pezze d’appoggio e documenti. Parte quindi la segnalazione alla procura e iniziano le verifiche per cercare di vederci chiaro fra bilanci, progetti e carte. Le accuse sono pesanti: malversazione per Un sorriso per la vita e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche per le altre quattro.
Tutte le associazioni, per difendersi da queste accuse, si sono rivolte all’avvocato Andrea de Bertolini . Partendo tutte da un punto di partenza unico: non hanno fatto nulla di ciò di cui sono accusate. E spiegano anche quello che è successo. Ad esempio alla Iabi è stata contestata la mancata realizzazione di una scuola di avviamento professionale. Bene, spiega l’associazione, la scuola era stata fatta ma poi era stata requisita dai ribelli che l’hanno devastata e quando è stata restituita ai legittimi proprietari non poteva più essere usata per ospitare gli alunni . E poi la banca, il progetto c’è i lavori sarebbero partiti ma sarebbero anche in corso visto che la fine lavori era prevista per il 2015 con la possibilità di una proroga di altri due anni. Passando poi all’allevamento di polli che la Usia doveva costruire in Costa d’Avorio, i lavori erano partiti in un luogo ma data la mancanza di acqua sono stati spostati altrove, ma il progetto non sarebbe stato tradito. E poi l’iniziativa della Casvi sarebbe stata vittima di un truffatore, ossia di una persona che spacciandosi per sindaco avrebbe seguito tutto l’iter ma in realtà non avrebbe fatto partire nulla.
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