Consiglieri, indennità diverse: i dipendenti guadagneranno meno

La Regione non verserà più contributi: risparmi per 2 milioni all’anno. Vitalizi, tagli fino al 10% e sulle maxi-liquidazioni


di Chiara Bert


TRENTO. Indennità differenziate per i consiglieri regionali: i lavoratori autonomi e liberi professionisti continueranno a percepire la retribuzione attuale (9800 euro lordi, 5435 netti, oltre ai 700 euro di rimborso forfettario e 750 euro di rimborso per spese documentate), i lavoratori dipendenti guadagneranno di meno dal momento che possono contare su un trattamento previdenziale più favorevole (ovvero i cosiddetti “contributi figurativi” versati dall’Inps durante l’aspettativa per mandato consiliare e che garantiscono, accanto alla quota versata dal consigliere, la futura pensione).

Quanto guadagneranno di meno? «Bisognerà trovare un criterio unico», ha spiegato ieri il presidente della Regione Ugo Rossi. Di certo non potranno esserci indennità tutte diverse, a seconda che il consigliere sia imprenditore piuttosto che avvocato o artigiano. Indicativamente, all’indennità dei lavoratori dipendenti potrebbe essere tolto l’8,8%, pari agli 862 euro al mese che oggi il consigliere versa di contribuzione per il vitalizio.

Regione: risparmi per 2 milioni all’anno. Una soluzione che non elimina delle iniquità tra chi, avendo un lavoro dipendente, può contare sui contributi figurativi durante l’aspettativa, e chi invece non gode di questa possibilità e dovrà versare di tasca propria tutti i contributi per garantirsi una pensione. Ma la giunta regionale, che ieri all’unanimità ha condiviso le linee della proposta Rossi- Kompatscher, si muove decisa partendo da un principio: la Regione non dovrà più erogare pensioni. La conseguenza sarà il taglio di quel 24,2% di contributi (sull’indennità lorda) che oggi la Regione versa per i vitalizi dei consiglieri: ovvero circa 2300 euro al mese. Che moltiplicati per 70 consiglieri regionali, porterebbe a un risparmio per le casse regionali di poco meno di 2 milioni all’anno. Ovvero 10 milioni a legislatura.

Taglio ai vitalizi. Se questo riguarda il futuro, per il passato la volontà della giunta è di procedere con tagli retroattivi. Si interverrà abbassando l’entità dei vitalizi, che la legge del 2012 ha ridotto ad un massimo di 2900 euro netti al mese. Rossi ieri non ha voluto dire di quanto, ma ha lasciato intendere che l’entità della riduzione sarà nell’ordine di quelle attuate negli ultimi due anni, in primis dal governo Monti, a carico degli stipendi e delle pensioni più alte. Ovvero al massimo del 10%. «Non dobbiamo fare un’operazione vendicativa rispetto a una legge passata che ha prodotto certi importi», ha chiarito Rossi, «dobbiamo fare un’operazione credibile che regga sul piano giuridico». Sarebbe stato più facile - ragiona il presidente - fare semplicemente piazza pulita - ma questo avrebbe aperto la strada a una pioggia di ricorsi che con ogni probabilità sarebbero stati accolti, mandando all’aria l’intera riforma.

Liquidazioni d’oro da ricalcolare. L’azione retroattiva - sulla base dei margini d’azione indicati dai consulenti giuridici Nogler e Falcon - riguarderà da un lato l’importo dei vitalizi e dall’altra le maxi-liquidazioni frutto dell’operazione di attualizzazione, ovvero di versamento anticipato. In questo caso - ha spiegato Rossi - si procederà ricalcolando gli importi assegnati ai consiglieri «utilizzando criteri di maggiore ragionevolezza». In concreto, con il supporto di attuari e assicuratori, si andranno a rivedere tre parametri: le tabelle di mortalità (che hanno allungato l’aspettativa di vita dei consiglieri del 13,6%, 4 anni in più), il tasso di sconto (il tasso di interesse prevedibile fissato a 0,81%, molto basso e dunque superconveniente per i consiglieri) e infine il tasso di rischio di una futura riduzione dei vitalizi (che scende se gli importi vengono attualizzati). «Il risultato - osserva ancora Rossi - sarà una restituzione di parte degli importi che toccherà le quote del Fondo Family». Ovvero i 31 milioni di euro che gli ex consiglieri avrebbero dovuto incassare dal 2018, oltre ai 22 milioni già liquidati. Ma questo era prima che arrivasse lo tsunami.

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